Venerdì 13 settembre 2013 avviene in Aula alla Camera dei deputati lo svolgimento delle interpellanze urgenti. Micillo, componente Commissione Giustizia, formula quella sul programmato impianto inceneritore di Giugliano e la risposta del Ministro Orlando è a dir poco sorprendente.
In data 12 agosto 2013 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 5a serie speciale — contratti pubblici n. 94 il bando di assegnazione dei lavori per la costruzione dell’inceneritore di Napoli est nel territorio di Giugliano in Campania (Napoli);
tale bando di gara dà il via alla procedura per la concessione dell’appalto per la progettazione definitiva ed esecutiva, per la realizzazione e la gestione del termovalorizzatore per i rifiuti stoccati in balle nella regione Campania;
l’appalto è di circa 450 milioni di euro;
la costruzione dell’impianto sarà avviata entro dicembre e ultimato nel giro di 3 anni; troppi però sono i dubbi circa l’organicità delle «ecoballe» (combustibile solido secondario) dato che, a causa della fermentazione, la frazione organica si è trasformata in fos, cioè frazione organica stabilizzata;
da oltre 10 anni il territorio del giuglianese (Napoli) ha un gravame di circa 35 discariche, legali e non; tra queste, la discarica di «Taverna del Re», dove sono depositate circa 7 milioni di «ecoballe», mai sottoposte ad alcun procedimento di caratterizzazione e occupanti una superficie equivalente a quasi 360 campi di calcio.
Di seguito l’Illustrazione fatta da Salvatore Micillo, la risposta del Ministro e la replica del deputato campano, chiaramente “insoddisfatto”.
(Intendimenti del Governo in merito alla realizzazione di un termovalorizzatore nel territorio di Giugliano in Campania anche alla luce del rischio di apertura di una procedura di infrazione comunitaria – n. 2-00203)
PRESIDENTE. Passiamo all’interpellanza urgente Micillo n. 2-00203, concernente intendimenti del Governo in merito alla realizzazione di un termovalorizzatore nel territorio di Giugliano in Campania anche alla luce del rischio di apertura di una procedura di infrazione comunitaria (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo al deputato Micillo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
SALVATORE MICILLO. Signor Presidente, colgo anche l’occasione dell’assist che faceva la mia collega Picierno: oltre a tutto quello che ha detto, “adesso si pensa anche ad un inceneritore su questi territori…”.
Ministro Orlando, mi rivolgo a lei per ricevere una risposta che sia indicativa della linea che il Governo Letta intende tenere sulla situazione ambientale di Giugliano in Campania in provincia di Napoli. Una situazione che ha davvero pochi eguali al mondo e che proprio ieri su un noto quotidiano della Campania il commissario delegato per le bonifiche, Mario De Biase, ha rappresentato nella sua surreale ed effettiva drammaticità, riportando dati e parametri medico-sanitari frutto di uno studio fornito tra l’altro dall’Istituto superiore di sanità e che io medesimo ho voluto acquisire nella serata di ieri.
Non ci sono nel nostro Paese altri interlocutori ai quali rivolgere il nostro appello se non lei, Ministro, interlocutore unico dal quale mi aspetto ora non una risposta di circostanza, ma una risposta di coscienza.
Dal monitoraggio compiuto dal commissario De Biase e riportato ieri su un noto giornale, viene fuori un quadro di fuga da Giugliano, nel quale la costruzione dell’inceneritore dà il colpo finale ai cittadini per emigrare verso altri territori sicuramente più vivibili. Le cito solo alcuni passaggi, a firma di Gerardo Ausiello: «L’enorme zona avvelenata nel territorio di Giugliano è grande dieci volte il quartiere Vomero e quattro volte Posillipo. Si tratta di un quinto dello stesso comune di Giugliano, equivalente a 2.600 campi di calcio come quello dello stadio San Paolo». Sempre nel servizio si legge: «Nella zona rossa, tra la Resit e le discariche sotto sequestro, non c’è futuro. Ma l’inquinamento non si ferma lì. La falda acquifera risulta contaminata da sostanze cancerogene volatili anche nei 2 mila ettari circostanti. Parliamo di 20 chilometri quadrati (…). Realisticamente la bonifica appare impossibile – ammette il commissario di Governo, Mario De Biase – per legge infatti bisognerebbe raccogliere tutti i materiali, rimuoverli e trasportarli altrove. Stesso discorso vale per le acque. Un’impresa proibitiva. Ciò che invece è necessario fare è la messa in sicurezza, per fermare l’avanzata di percolato e biogas. Un obiettivo a cui stiamo lavorando senza sosta. E in parallelo bisogna pensare ad una massiccia riconversione «no food», sostituendo gli alberi da frutto con pioppi, boschi ed essenze arboree». Le date dichiarazioni del commissario De Biase si commentano da sole.
In data 12 agosto 2013 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il bando di assegnazione dei lavori per la costruzione dell’impianto inceneritore di Napoli est nel territorio di Giugliano, in Campania. Tale bando di gara dà il via alla procedura per la concessione dell’appalto per la progettazione definitiva ed esecutiva della realizzazione e gestione dell’inceneritore per i rifiuti stoccati in balle nella regione Campania. La costruzione dell’impianto sarà avviata entro dicembre ed ultimata nel giro di tre anni. Troppi però sono i dubbi circa l’organicità delle ecoballe, combustibile solido secondario, dato che, a causa della fermentazione, la frazione organica si è trasformata in una FOS, cioè frazione organica stabilizzata.
Da oltre dieci anni il territorio del Giuglianese, nell’hinterland a nord di Napoli, ha un gravame di circa 35 discariche, legali e non. Tra queste la discarica di Taverna del Re, dove sono depositate circa 7 milioni di ecoballe, mai sottoposte ad alcun procedimento di caratterizzazione ed occupanti una superficie equivalente a quasi 360 campi di calcio.
Il decreto-legge n. 61 del 2007, convertito dalla legge n. 87 del 2007, vieta la realizzazione di impianti di smaltimento finale in questo territorio. L’articolo 4 della direttiva 75/442/CEE del Consiglio del 15 luglio 1975 relativa ai rifiuti stabilisce che gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che i rifiuti vengano smaltiti o recuperati senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente.
La direttiva 2000/76/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 dicembre 2000, sull’incenerimento dei rifiuti, dispone severe restrizioni in materia. Si registra la relazione dell’articolo 14 della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti in Italia, l’ultima nel dicembre 2012.
Mentre negli anni gente senza scrupoli avvelenava i terreni, la gente manifestava nelle strade, ricevendo anche manganellate, compreso me. Lo Stato rassicurava di stare tranquilli, perché la situazione era sotto controllo e che qualsiasi intervento, inteso come discarica, sarebbe avvenuto nel rispetto della legge. Quante violazioni del territorio ci sono state in nome della legge ? Quanti terreni depredati ? Non vogliamo più che sia così. Anche oggi si vorrebbe che la gente si facesse avvolgere dal suono del silenzio. Invece no. La gente è stufa di una politica che sceglie, tra le soluzioni ad un disastro, quella per aggravarlo.
E ci chiamavano allarmisti. Ci chiamavano «il popolo del no», quelli che non volevano capire che non vi fosse altra soluzione che lasciare aperta la porta del proprio territorio ad ogni tipo di rifiuto. Mercoledì 11 settembre si è svolta a Giugliano una manifestazione assolutamente pacifica con migliaia di persone in piazza che reclamavano e reclamano il diritto alla vita rispetto alle costruzioni sul territorio dell’inceneritore e la richiesta ferma e decisa di bonifiche mirate e capillari. Oggi diciamo «no» all’inceneritore e lo diciamo ancora più convinti, forti dell’esperienza passata. Ci avevano detto che Taverna del Re sarebbe stata una discarica provvisoria e, invece, è diventata decennale. Ci dissero che sarebbero arrivate ecoballe e, invece, c’è di tutto al punto che ho dovuto attendere di diventare deputato per varcare quei cancelli.
Se il Governo Letta ha deciso che l’inceneritore debba essere la bara nella quale chiudere Giugliano, allora noi non ci stancheremo di ricorrere finanche agli organismi europei. Già, cosa dice l’Europa, Ministro ? Noi vogliamo essere europei non solo nello spread, ma anche e soprattutto nel rispetto della normativa europea in materia ambientale. Altrove differenziano, riusano, riciclano, ecovivono, a differenza dell’ecomorte, tutta italiana. Mi sono procurato le procedure di infrazione in materia ambientale. Nessun Paese membro dell’Unione europea ha accumulato così tante infrazioni come l’Italia. Al 10 settembre 2013 al Dipartimento per le politiche comunitarie risultano ben 29 procedure di infrazione con messa in mora riguardanti la protezione delle acque, gestione del rumore ambientale, stoccaggio del mercurio metallico, cadmio, piombo, restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, emissioni industriali, quote di emissioni di gas a effetto serra.
Come facciamo a starcene tranquilli ? L’Europa ha messo all’indice gli inceneritori e noi facciamo un appalto da ben 450 milioni di euro. Le buste saranno aperte l’11 ottobre prossimo. Fermiamo oggi questa scelta scellerata piuttosto che arrivare tra quattro o cinque anni a piangerci ulteriormente addosso, magari perché come al solito è sempre arrivata la magistratura. Quale impresa del nord deve favorire questo bando? Quante imprese saprebbero costruirlo ? È ovvio che saranno sempre i soliti nomi. La cosa ci infastidisce e ci ha fatto pensare non appena appresa la notizia di inizio agosto. Un mese anomalo, dove si consumano da sempre le iniziative più discutibili. Tale bando è stato pubblicato il 12 agosto, a ridosso del Ferragosto. Già, questo è un dato alquanto anomalo.
Ho voluto fortemente questa interpellanza, Ministro, per chiedere il rispetto delle normative europee anche in Italia. Altrove vengono chiusi gli inceneritori, mentre noi ne costruiamo uno, da record, destinato a lavorare forse per un anno e mezzo circa e poi essere messo al bando dall’Unione europea e senza riuscire nemmeno a smaltire le sette milioni di ecoballe. Il buonsenso fa una fatica enorme ad interpretare tale scelta. Chi deve campare su questo programma di inceneritore ? Altrove si recupera. Noi amiamo le vie brevi, inceneriamo. Ma prima di incenerire abbiamo analizzato balla per balla la composizione di questi rifiuti a Taverna del Re ? Quando mi dicono che bisogna rispettare le competenze territoriali, le autonomie fra Parlamento e regione Campania, mi sento offeso come cittadino. La divisione delle autonomie copre molte malefatte. Il più delle volte serve a fare lo scaricabarile di Stato.
La regione deve avere competenza ? Dialogate. In nome del popolo vale la pena ? Non è possibile considerare il popolo sovrano nel voto e suddito nelle scelte regionali e statali. Fai così e basta. Martedì 10 settembre lo stesso governatore Caldoro, mediante un post su Facebook, ha aperto a soluzioni alternative all’inceneritore. È il momento di creare un ponte tra le parti. Il termine «termovalorizzatore» non esiste. Lo hanno inventato per addolcire l’amara verità. L’ipocrisia ambientale inizia da un dolo terminologico. Dopo le discariche, roghi tossici, sversamenti illeciti e illegali, l’inceneritore appare come la sfida della politica alla società civile. Invece di tutelare la popolazione, si rende complice di un abominio sociale. Nel luglio 2012 l’istituto Pascale di Napoli ha pubblicato un rapporto sui casi di morte verificatesi dal 1998 a causa delle neoplasie.
Un quadro a tinte fosche, che evidenzia un aumento dei tumori stimato fino al 47 per cento. Il dossier evidenzia anche la correlazione tra inquinamento ambientale e patologie, mettendo in risalto che la crescita dei malati oncologici in quelle zone va di pari passo con i roghi di immondizia e i fumi tossici che le fiamme liberano nell’aria. Tra la provincia di Napoli e il casertano viene sottolineato, nel rapporto, l’aumento delle neoplasie, stimato nel 28,4 per cento negli uomini e nel 32,7 per cento nelle donne. Da oltre dieci anni il territorio a nord di Napoli ha un gravame di circa 35 discariche, legali e non, ed tra queste la discarica di Taverna del Re. Esistono innumerevoli studi di settore che rilevano un’incidenza mortale di malattie incurabili e svariate patologie, addebitabili alle polveri prodotte dagli inceneritori.
Il quinto programma politico e di azione della Comunità europea a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile, completato dalla decisione n. 2179/98/CE, sul suo riesame, indica come obiettivo il «non superamento dei carichi e dei livelli critici» di alcuni inquinanti quali gli ossidi di azoto, il biossido di zolfo, i metalli pesanti e le diossine, mentre in termini di qualità dell’aria l’obiettivo è un’effettiva protezione di tutti i cittadini dai rischi riconosciuti per la salute provocati dall’inquinamento atmosferico. La direttiva n. 2000/76/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 dicembre 2000, sull’incenerimento dei rifiuti, dispone severe restrizioni in materia. Si registra, inoltre, la violazione dell’articolo 14 della direttiva n. 1999/31/CE, relativa alle discariche di rifiuti in Italia, l’ultima nel dicembre 2012.
L’idea di costruire un nuovo inceneritore nel territorio di Giugliano, atteso che il quadro normativo comunitario non contempla il termine «termovalorizzatore», vede un territorio già compromesso dalla presenza del sito di stoccaggio di Taverna del Re. Da anni si chiede l’istituzione di una commissione tecnico-scientifica indipendente per analizzare e valutare la composizione delle balle, l’analisi delle balle decennale, i taglia fuori dei fondi, i CIP 6, il programmato impianto e se così non fosse sarebbe un abuso. Richiamo il decreto-legge n. 90 del 2008, convertito dalla legge n. 123 del 2008. Nell’articolo 8-bis, primo comma, il riferimento alla parte organica dei rifiuti rende difficile immaginare che ci si riferisca alle balle che, invece, secondo il bando è il materiale che si vuole inviare all’incenerimento. Tra l’altro, per beneficiare dei cosiddetti CIP 6 dovremmo avere a che fare con fonti di energia rinnovabile il che, secondo quando definito all’articolo 2 della direttiva del 2001, esclude la frazione non biodegradabile dei rifiuti dalla categoria delle fonti energetiche rinnovabili.
Le alternative. Sì, ci sono, signor Ministro. Come per tutte le cose che fanno bene occorre, però, la buona volontà per realizzarle. Occorre aumentare i livelli di raccolta differenziata. Un inceneritore disincentiva il cittadino a differenziare. Poi, trattamento meccanico manuale a freddo dei rifiuti, riciclo degli stessi, apertura dei siti di compostaggio, piani di arginamento per l’avanzata del percolato di biogas, come dichiarato dal commissario De Biase, siti autentici di riqualificazione, attivazione del Sistri. Tale sistema di tracciabilità per il trasporto dei rifiuti non è mai andato in funzione ma è già stato pagato dai contribuenti e comporta un aggravio sulla situazione ambientale di espandibili conseguenze. Inoltre, promozione di coltivazioni no food e bonifica radicale e capillare profondissima.
PRESIDENTE. Il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, vorrei partire dall’Europa, dalla considerazione che è stata fatta. Ventinove sono le procedure di infrazione, però credo di potere annunciare in quest’Aula che entrò la fine di quest’anno saranno meno di quindici. Quindi, credo che questo sia un fatto significativo, che va sottolineato.
Tra quelle, però, che non credo che saranno risolte c’è esattamente quella che riguarda l’interpellanza che è stata proposta. Infatti, lei, onorevole Micillo, contesta il bando ad agosto. Il bando ad agosto è il frutto del fatto che il 20 giugno noi siamo stati deferiti alla Corte per non avere rispettato gli impegni che erano contenuti all’interno del piano regionale della Campania per lo smaltimento dei rifiuti.
Per questo io credo che sia erroneo dire che il Governo intende realizzare il termovalorizzatore. È una previsione contenuta dal 2010 all’interno della pianificazione regionale, che pure recepiva l’azione di protezione civile che precedentemente era stata svolta.
Quindi, il punto fondamentale è questo: come si fa ad adempiere alle indicazioni europee, che ci chiedono, sostanzialmente, due cose. La prima è chiudere il ciclo e la seconda è affrontare il tema delle ecoballe. Il piano regionale deve affrontare questi due punti diversi.
Io sono stato il primo a prendere atto di alcune dinamiche positive che si sono realizzate in Campania, cioè il fatto che la crescita della raccolta differenziata e la diminuzione della produzione di rifiuti in generale rendevano sovrastimato il fabbisogno di impiantistica, in particolar modo di termovalorizzatori previsti dal piano, e ho aperto a una riflessione per rimodulare le previsioni che erano contenute nel piano. Ho stimolato questo tipo di confronto, che poi, naturalmente, passa, però, attraverso una statuizione – non è uno scaricabarile – della regione. Questo risolve una parte del problema o ne affronta una parte, cioè quello dei rifiuti solidi urbani; non affronta il tema delle ecoballe. Quello di Giugliano è un impianto dedicato a questo.
Io, come ho detto in più occasioni, fino all’ultimo giorno utile sono disponibile a verificare altre ipotesi. Ho visto che è stato anche scritto che io avrei dato un diktat rispetto al fatto che gli impianti vanno fatti lì. No, semplicemente, il punto è che o si trova qualcuno che si prende le ecoballe da un’altra parte o si bruciano o si trattano, ma tutte cose che si possano realizzare in loco, perché è difficile ipotizzare lo spostamento di 6 milioni di tonnellate di ecoballe per il Paese o all’estero.
Quindi, ragionevolmente, la risposta che dobbiamo dare all’Europa è: facciamo il termovalorizzatore oppure non lo facciamo più e affrontiamo un’altra metodologia di trattamento delle ecoballe, ma, ragionevolmente, quel trattamento non potrà essere realizzato molto distante da dove sono le ecoballe. Questo mi sembra un criterio assolutamente elementare rispetto allo stato dell’arte.
Tuttavia, anche in questo caso, non voglio in alcun modo dare l’idea di trascurare alcun tipo di ragionamento. Io adesso chiamerò, nei prossimi giorni, tutti i principali istituti di ricerca del Paese per chiedere se vi sono elementi per poter dire che vi sono altre strade da percorrere. Infatti, ritengo che sia molto importante che nessuna ipotesi, nessun approfondimento sia scartato, anche perché la stessa strada del termovalorizzatore ha molti elementi di incertezza procedurale e di fattibilità economica. Quindi, non è che noi stiamo procedendo verso una direzione che è in grado di essere certamente realizzata.
Più ipotesi abbiamo, più possibilità abbiamo, più, credo, saremo in grado di assumere una decisione, quando le avremo messe tutte sul tavolo, consapevole e anche difendibile di fronte ai cittadini. Il punto fondamentale, però, è che, mentre si cercano altre strade, non possiamo disapplicare una normativa vigente in questo momento. Questo è il punto.
Io però, fino all’ultimo momento utile, fino all’ultima finestra utilizzabile, sono per ricercare tutte le strade alternative che si possono mettere in campo, compresa – questa è una richiesta che accolgo, perché è mia stessa determinazione – una raccolta degli elementi definitivi sulle caratterizzazioni che fino ad oggi vi sono state e quelle che, invece, vanno ancora fatte.
Infatti, sicuramente una parte del ragionamento è carente per l’assenza di una raccolta sistematica delle indicazioni che sono necessarie a capire esattamente il tipo di prodotti che sono contenuti all’interno delle ecoballe. Si sono fatte caratterizzazioni, però ora è bene che tutti gli studi che sono stati fatti siano resi pubblici e che si sappia esattamente quali sono gli elementi sui quali siamo chiamati a decidere.
Io credo che da questo punto di vista sia però importante – mi permetto di suggerirlo – distinguere l’insieme di fenomeni illegali che sono stati richiamati, rispetto invece ad una impiantistica che, qualunque essa sia, ha una natura diversa, perché non si può mettere sullo stesso piano la discarica abusiva e la realizzazione di un termovalorizzatore.
Credo che da questo punto di vista si può dire che il termovalorizzatore è una soluzione meno idonea di altre. Se individuiamo le altre, io sono molto contento, perché tra l’altro – lo annuncio a quest’Aula – intendo anche prevedere una moratoria rispetto alla previsione di nuovi termovalorizzatori.
Ma il punto fondamentale è, in questo momento – questa è la cosa su cui invito tutti ad una riflessione – non mescolare vicende che sono tra loro diverse. La realizzazione di un termovalorizzatore può essere discutibile, opinabile, può essere superata da soluzioni diverse, ma non si può mettere sullo stesso piano della realizzazione della discarica ex Resit, perché credo che sia un modo sbagliato di affrontare un problema reale, che io non sottovaluto in alcun modo e penso di poterlo dire in ragione di atti assunti.
Nel «decreto del fare» ho vietato l’importazione di rifiuti industriali nella regione Campania, nell’attuazione del SISTRI ho ritenuto che la regione Campania dovesse avere un regime specifico in ordine alla tracciabilità dei rifiuti. La mia prima visita istituzionale è stata esattamente in quel territorio, quindi sono assolutamente consapevole che si tratta di un territorio delicato, in cui – per ragioni che sono state anche in qualche modo richiamate nell’interpellanza precedente – è caduta la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e ci vorrà molto tempo per poterla riconquistare.
Faccio un’unica raccomandazione. Combattiamo tutte le ipotesi, se non le riteniamo ragionevoli. C’è un’apertura, una disponibilità a discutere anche su altre strade, nel senso che io chiamerò ENEA, CNR, chiamerò l’ISPRA, a un tavolo, per verificare se ci sono altre strade, assumerò tutti i dati in ordine alla caratterizzazione delle ecoballe, esplorerò tutte le strade possibili e ne darò conto anche a tutti i comitati che si sono costituiti contro il termovalorizzatore e per la bonifica delle aree. Farò tutti i passi necessari affinché tutte le altre possibili strade siano esplorate. L’unica cosa che chiedo – naturalmente ognuno usa le argomentazioni che crede – è non mescolare delle vicende che sono gravissime con delle ipotesi che sono percorse e seguite in tutti gli altri Paesi europei. Riguardo alla realizzazione di termovalorizzatori, infatti, per quanto l’Europa oggi ragioni sul fatto che ne sono stati costruiti troppi, ne sono stati costruiti. Non è che negli altri Paesi europei i termovalorizzatori non siano stati realizzati ! Ma su questo non è necessario interloquire, perché su questo io sono convinto, ve l’ho detto: per gli RSU il punto fondamentale è che c’è un sovradimensionamento delle previsioni. Giugliano è una specificità, perché Giugliano è un termovalorizzatore dedicato a quel tipo di rifiuti. Se si trova un’altra soluzione, io sono molto contento di esplorarla e di svilupparla anche nel confronto con i comitati. Tuttavia non si può dire che questa sia una decisione del Governo Letta. Questa è una decisione che – come ho ricordato – era contenuta all’interno di un piano regionale che dal 2010 aveva avuto vigenza sulla base di indicazioni dell’autorità di protezione civile precedentemente, e per la quale l’Unione europea ci rimprovera l’inadempienza e l’inerzia nella sua attuazione.
Quindi, credo che la posizione sia sufficientemente chiara: disponibilità ad esplorare altre strade, disponibilità ad un confronto, disponibilità all’approfondimento scientifico.
Credo che sia molto importante da questo punto di vista ragionare anche su come è possibile ripristinare una corretta comunicazione. Io ho visto come nel corso di queste settimane spesso si siano forzate parole in una direzione piuttosto che nell’altra. Noi vogliamo ripristinare un dialogo con le autorità locali, con le amministrazioni. Io promuoverò un confronto con i sindaci e i commissari dell’area direttamente interessata, perché è giusto che questa decisione, la si assuma quando sarà il momento ultimo, con la massima condivisione e con la massima consapevolezza della scelta che dobbiamo fare. Quello che non credo sia giusto è ipotizzare che, dietro una scelta o l’altra, ci siano interessi inconfessabili. Lo dico con molta franchezza, perché questa è una tesi che può valere per qualunque tipo di soluzione. Se decidessimo di trasportare quelle ecoballe, qualcuno potrebbe sostenere che è nell’interesse di chi fa i trasporti, o se decidessimo di tombarle – ammesso che sia possibile – qualcuno potrebbe sostenere che è nell’interesse di chi le vuole tombare.
Quindi, io penso che da questo punto di vista si debba chiedere – siccome la legge lo prescrive – il massimo della trasparenza, qualunque sia la soluzione che alla fine verrà assunta e non costruire illazioni sulle diverse ipotesi, che – ripeto – in un’area come quella sono utilizzabili per qualunque tipo di scenario e di scelta, perché pensiamo anche soltanto se si aprisse la strada alla possibilità di aprirle e di trattarle in loco quali sarebbero i pericoli anche dal punto di vista dell’infiltrazione dei soggetti criminali che sono presenti sul territorio.
È un rischio che corriamo qualunque strada si segua, ma proprio per questo non credo sia utile alla nostra discussione fare in modo tale che una soluzione piuttosto che l’altra sia associata a interessi inconfessabili. Da questo punto di vista, credo che la parola definitiva ce la possano dare le autorità scientifiche più significative del Paese, che ci possono dire appunto se esistono delle altre strade. Io naturalmente, nel momento in cui le chiamo a una riflessione, mi rimetto anche alla loro decisione. In questo senso, per quanto di competenza del Ministero – che, come ho ripetuto, è una funzione in parte di surroga, in parte di monitoraggio –, terrò una linea che non potrà prescindere anche dalle indicazioni che assumerò in questo tipo di confronti.
PRESIDENTE. Il deputato Micillo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza. Le ricordo che ha al massimo dieci minuti.
SALVATORE MICILLO. Signor Presidente, ovviamente non sono soddisfatto perché non si è capito cosa c’è in quelle ecoballe. Non possono essere bruciate da nessuna parte, l’ho spiegato prima. Le alternative, per adesso: avete fatto un bando e adesso dite che farete un comitato tecnico-scientifico. Il bando per adesso che facciamo, lo blocchiamo ? O nel momento in cui il bando lo vincerà qualcuno dobbiamo pagare anche altri che hanno vinto quel bando ?
Allora, o si decide di abbandonare quel bando, metterlo da parte, si mettono in atto delle misure di sicurezza per quelle balle, si studiano dai suoi istituti, da quelli dei cittadini, e si capisce insieme – glielo sto dicendo Ministro, «insieme» – cosa c’è là dentro. Per adesso quel bando lo abbandoniamo, perché non è possibile incenerire quelle balle con un «termovalorizzatore» – come lo chiama lei – o «inceneritore» – come lo chiamiamo noi –, perché altrimenti da qui non se ne esce. Qui, oltre a quello che c’è su quel territorio, incenerire anche quelle balle, oltre al terreno, non ci sarà più aria da respirare. La procura di Napoli – non il MoVimento 5 Stelle, non i cittadini – ha detto che su quel territorio nel 2064 non ci sarà più vita !
Ministro, con tutta la passione che abbiamo, le stiamo dicendo: abbandoniamo quel bando ! Insieme studiamo quelle balle con i suoi istituti, che saranno sicuramente i maggiori esperti, ma per il momento abbandoniamo quel bando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).