Per approfondire il significato di questa giornata, le mie risposte all’intervista pubblicata oggi su E7 – il settimanale di Quotidiano Energia.
Il 21 novembre sarà presente all’Istituto “Aldo Moro” di Ponticelli. Quale sarà il messaggio che poterà ai presenti?
Tra le deleghe che mi sono state conferite dal Ministro Costa, c’è ne è una a cui tengo molto, quella all’educazione ambientale e sono contento di avere l’opportunità di portare il messaggio di una rinnovata cultura del verde in una scuola e per giunta nella mia terra.
Parlare con i ragazzi è una cosa che faccio da sempre, dagli inizi delle mie battaglie per l’ambiente e contro le ecomafie. Credo fortemente nei giovani, nella loro sensibilità e nella loro voglia di migliorare le cose. Da loro dobbiamo ripartire. Piantare un albero è un gesto semplice, ma di grande valore, non solo simbolico. Gli alberi sono ossigeno, contribuiscono significativamente a migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città, a contrastare l’inquinamento ambientale, a prevenire il dissesto idrogeologico e proteggere il suolo. Piantare un albero è contribuire alla valorizzazione del territorio e a migliorare la qualità della nostra vita: il verde è anche bellezza e non c’è miglior antidoto al rischio di degrado. E soprattutto, la giornata nazionale degli alberi è partecipazione e momento di cittadinanza attiva. L’ambiente è tornato ad essere al centro del dibattito nazionale e l’impegno coinvolge l’intera comunità, a tutti i livelli istituzionali. Ognuno di noi può e deve dare il proprio contributo per l’ambiente e per il territorio in cui vive. Piantare un albero è scegliere di dare, invece di togliere, qualcosa al nostro Pianeta.
La giornata nazionale degli alberi ha come scopo la costruzione di una sensibilità ambientale nel Paese. Quanto siamo lontani da questo obiettivo?
La risposta dei cittadini e delle istituzioni ad ogni iniziativa di sensibilizzazione ambientale lanciata dal nostro ministero, ci rimanda un’immagine di un Paese consapevole, coinvolto e con una grande voglia di cambiare le cose.
La giornata nazionale degli alberi ha visto dal 2015 ad oggi una partecipazione sempre crescente: in questi anni tantissimi volontari hanno piantato oltre 27.000 alberi in 72 città italiane. Una partecipazione ambientale che è trasversale e si svolge senza alcun simbolo politico, perché gli alberi, come l’aria, sono un bene comune di tutti. Sul verde urbano, in questi anni, il Comitato per lo sviluppo del verde pubblico con il Ministero dell’Ambiente hanno svolto un grande lavoro, mettendo in comunicazione mondi (dell’esperienza civile, professionali, economici, ecc.) che abitualmente non si frequentano o lo fanno troppo poco. Il tema del verde pubblico e degli alberi, soprattutto nelle città, è ormai sentito come grande questione nazionale da parte dei comitati e delle associazioni, ma anche da parte dei singoli cittadini.
Gli alberi costituiscono anche una filiera energetica nel nostro Paese, ad esempio nel riscaldamento domestico, ma la compatibilità ambientale dell’uso di queste biomasse è oggetto di critiche. Quale può essere la migliore strategia di sfruttamento?
Una gestione sostenibile è possibile. Con una coltura attenta alle locali esigenze ecologiche non si creano particolari problemi ambientali e anzi si può favorire un’economia rurale, assicurando una importante cura del territorio collinare e montano, a tutela dal dissesto idrogeologico.
Le biomasse riguardano soprattutto contesti agrari, dove si utilizzano gli scarti derivanti da attività agricole, oppure dalla coltivazione in aree apposite di alberi da legno a cicli brevi, che non incidono sul territorio naturale-forestale e mantengono nel tempo un soprassuolo verde. Il progetto quinquennale “Life+ InBioWood” recentemente concluso ha già mostrato risultati interessanti sotto i vari aspetti, ecologici ed economici.
Nel caso delle aree rubane, tra i fenomeni che minano la tutela del verde c’è il consumo di suolo. Il Parlamento ha avviato un percorso legislativo su questo tema anche su impulso del M5S. Come si deve porre rimedio a questo problema?
Il consumo di suolo è una delle emergenze che siamo chiamati ad affrontare in tempi brevi. In quanto risorsa non rinnovabile e non sostituibile il consumo di suolo ha gravi conseguenze sul microclima, sulla gestione delle acque, sul dissesto idrogeologico e sul verde, incidendo anche sulla salute pubblica.
Il Movimento 5 stelle da anni si batte per l’approvazione di una legge che vada a contrastare in modo deciso, e non semplicemente limitare o contenere, il consumo di suolo. All’inizio di questa legislatura abbiamo presentato un testo, di cui sono cofirmatario, che raccoglie le proposte del mondo associativo, in grado di orientare correttamente l’intero comparto edilizio, indirizzandolo sull’unica opportunità di sviluppo possibile: il recupero, la rigenerazione, l’incremento dell’efficienza energetica e il risanamento antisismico del patrimonio edilizio. Il terreno non può essere opportunità d’investimento finanziario e oggetto di forte speculazione da parte di investitori che poco si preoccupano degli equilibri eco-sistemici dei suoli, producendo profonde conseguenze sociali, culturali, economiche e politiche e portando alla uniformazione e banalizzazione dei paesaggi.
Occorre salvaguardare gli spazi vitali per il benessere dei cittadini e delle loro comunità. In questo senso anche l’attuazione della legge 10/2013 sul verde urbano, con la partecipazione attiva dei Comuni, in particolare quelli più grandi, può contribuire a risolvere l’emergenza con un adeguato sviluppo del verde pubblico.