La mia risposta all’interpellanza urgente concernente iniziative di competenza volte alla tutela della salute nei territori limitrofi agli stabilimenti della Miteni in relazione alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche, durante la seduta antimeridiana del 16 novembre 2018.
Con riferimento alle questioni poste, si fa presente che il Ministero dell’ambiente segue con costante attenzione le problematiche connesse alla contaminazione da Pfas, in modo particolare nella regione Veneto, e si sta adoperando su più fronti attuativi per intervenire a tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
In tal senso, si rappresenta, in via generale, che nel maggio 2017 il Ministero dell’ambiente ha dato mandato ad ISPRA di formulare proprie valutazioni e proposte, con il coinvolgimento del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (SNPA), per quanto riguarda il monitoraggio delle sostanze Pfas nei corpi idrici superficiali e sotterranei, così da permettere alle regioni la programmazione dello stesso nell’ambito dell’attività dei piani di gestione dei distretti idrografici.
Il Sistema informativo nazionale per la tutela delle acque italiane (SINTAI) ha, inoltre, provveduto ad attivare la sezione delle sostanze Pfas, per consentire alle agenzie di caricare i dati prodotti nel corso del monitoraggio.
La rete di monitoraggio è composta da 277 stazioni, che coprono l’intero territorio nazionale, delle quali 87 per le acque sotterranee e 190 per le acque superficiali. Le attività di monitoraggio sono state condotte dall’SNPA nel mese di febbraio – marzo 2018 e sono attualmente in corso di elaborazione i risultati analitici e la redazione della relazione finale.
A ciò si aggiunga che, sempre con riferimento alle attività di propria competenza, il Ministero dell’ambiente, già a dicembre 2016, ha incaricato ISPRA di valutare la sussistenza di un danno ambientale, in particolare per quanto concerne i territori limitrofi dell’azienda Miteni. È stata pertanto avviata un’istruttoria, anche sulla base di un’apposita interlocuzione, con gli enti di controllo, in particolare con l’ARPA Veneto. Su tali basi l’istituto ha elaborato un primo nel febbraio 2017 contenente gli elementi per l’inquadramento del caso. Nel settembre 2017, anche alla luce di un sopralluogo congiunto con l’ARPA, ISPRA ha elaborato un ulteriore contenente una prima ricostruzione degli impatti relativi alle risorse ambientali della zona, con l’individuazione di una serie di aspetti rilevanti per la valutazione del danno ambientale. Ad oggi è in corso di elaborazione, alla luce degli approfondimenti dei dati pervenuti dall’ARPA nel corso del 2018, un rapporto finale che aggiorna e completa i precedenti elaborati.
Per quanto concerne, invece, gli aspetti di competenza della regione Veneto, la stessa ha fatto presente che, immediatamente dopo l’apertura del fallimento della Miteni, avvenuto il 9 novembre scorso, si è attivata con il curatore fallimentare per garantire le esigenze di carattere ambientale e di tutela della pubblica incolumità connesse alla sospensione dell’attività aziendale. Dai primi riscontri avuti dalla regione risulta che il curatore fallimentare stia rapidamente verificando lo stato di sicurezza dell’impianto con i competenti uffici pubblici di valutazione del rischio per l’incolumità pubblica e che a giorni assumerà le necessarie determinazioni per individuare la soluzione tecnica più idonea per lo svuotamento dell’impianto dalle sostanze chimiche ancora stoccate. Allo stato non sono state formalizzate offerte di acquisto dell’azienda. Le maestranze hanno dato, inoltre, la loro disponibilità per essere impiegate, nel caso in cui venisse consentito dal giudice fallimentare l’esercizio provvisorio dell’attività aziendale, al fine di completare la produzione in corso, previa la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro. Dell’intervenuta vertenza occupazionale si è fatto carico, già prima della dichiarazione di fallimento, il prefetto di Vicenza, al quale la regione sta offrendo il proprio contributo con iniziative per l’impiego degli ammortizzatori sociali a sua disposizione. Si segnala, peraltro, che l’ARPAV sta mantenendo il monitoraggio ambientale del sito e sta fornendo indicazioni tecniche agli enti locali e al curatore fallimentare, al fine di prevenire ulteriori contaminazioni delle varie matrici ambientali già compromesse.
In merito al procedimento penale avviato nel 2016, il Ministero della giustizia ha fatto presente che le indagini sono sostanzialmente concluse ed è previsto a breve il deposito degli atti per i reati di cui agli articoli 439 e 434 del codice penale. Le condotte contestate successivamente al 2012 costituiscono, invece, oggetto di separato procedimento avviato nel 2018. Le indagini relative ai procedimenti richiamati sono state co-assegnate a due PM ed hanno natura particolarmente complessa.
Si ricorda, infine, per quanto concerne gli aspetti sanitari, che l’istituto superiore di sanità, sin dal primo manifestarsi dell’emergenza PFAS, ha svolto attività di monitoraggio, analisi e studio, su richiesta delle autorità centrali, regionali e locali, per la definizione di azioni di prevenzione e risposta ai fenomeni di contaminazione delle acque destinate al consumo umano e nelle matrici ambientali, a tutela dell’esposizione umana, diretta o indiretta, agli agenti inquinanti.
Alla luce delle informazioni esposte si rappresenta, dunque, che sia il Ministero dell’ambiente sia le altre amministrazione centrali e locali, ciascuno per quanto di competenza, stanno svolgendo con particolare impegno ogni azione volta a tutelare la salute pubblica e l’ambiente, monitorando e partecipando alle attività poste in essere dagli altri soggetti interessati per garantirne il successo.