Roma, 4 luglio 2019 – Presentato questa mattina in Senato il Rapporto Ecomafia 2019 di Legambiente. Tra i relatori anche il nostro Ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
Come sapete, nella scorsa legislatura sono stato primo firmatario della legge 68/2015, che ha avviato un nuovo modello di tutela penale, che riconosce come reati i delitti contro l’ambiente.
Dai dati raccolti da Legambiente, le infrazioni alla normativa ambientale accertate nell’intero 2018 sono state 28.137, più di 77 al giorno, più di 3,2 ogni ora; 35.104 le persone denunciate e 252 quelle arrestate, mentre il numero dei sequestri ha superato quota 10.000.
Le contestazioni da parte delle forze dell’ordine con l’applicazione della legge 68 salgono a 1.108, più di tre al giorno, con un incremento rispetto all’anno precedente pari a +129. Oltre 5 milioni di euro di sanzioni nelle casse dello Stato con 1.447 prescrizioni emesse.
Sono numeri che parlano da soli. Le applicazioni della legge sugli ecoreati nell’ultimo anno sono raddoppiate. Quanto è emerso dal monitoraggio di Legambiente, conferma il successo della legge 68, che io ho amato definire una ‘rivoluzione ambientale’, andando a colmare un vuoto normativo nel nostro ordinamento giuridico che aspettavamo da anni. La diminuzione costante degli ecoreati è attribuibile ad un’azione repressiva sempre più efficace ed incisiva. In questi primi quattro anni dalla sua emanazione abbiamo ottenuto due grandi risultati: prevenzione da una parte e record di arresti, in particolare lo scorso anno, che ha colpito con forza le reti ecocriminali dall’altra.
Se pensiamo ai settori più colpiti, la filiera del cemento, dell’agroalimentare e dei rifiuti, ci rendiamo conto di quanto investire nella legalità significhi avere a cuore la salute e la sicurezza dei cittadini e sia vitale per il futuro del nostro Paese. Le infiltrazioni criminali vanno a vanificare qualsiasi sforzo volto a diffondere la sostenibilità ambientale, attratte dal guadagno economico a scapito del benessere del territorio. Oggi abbiamo strumenti di repressione migliori rispetto al passato che vanno impiegati in una lotta mirata e costante. Serve un approccio di sensibilizzazione anche culturale che fermi la corruzione e la connivenza con un sistema malato che fa male a tutta la collettività.
L’attenzione deve rimanere alta e insistere su questa strada. Ora inizia la fase 2, quella delle bonifiche dei terreni contaminati. Lo Stato deve intervenire in fretta e scusarsi con quei territori che fino ad oggi hanno visto solo morte e ancora attendono” ha concluso il sottosegretario.