La decisione, da parte dell’ufficio di Presidenza della Camera di affidare alla DNA il testo delle audizioni rese alla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti nel 1997 da Carmine Schiavone, rappresenta sicuramente un fatto positivo perchè fa sperare nella possibilità che si possano finalmente aprire le porte all’accertamento del ruolo che attori di prim’ordine provenienti non solo dalla galassia camorristica ma anche da quelle deviate di politica e imprenditoria hanno avuto in quella grossa commedia degli orrori che da anni viviamo sul territorio campano.
Di contro però preoccupa il fatto che forse, solo a distanza di 16 anni, sarà possibile mettere il naso in verità che rappresentano i pilastri di un disastro ambientale senza precedenti che proprio negli anni a cui si riferisono queste dichiarazioni andava espandendosi nelle totale non curanza di quelle parte di politica e istituzioni che si è prestata a quel macabro incantesimo che faceva sparire a suon di quattrini migliaia di tonnellate di rifiuti tossici dalle imprese del nord per farli ricomaprire nelle sangue e nel corpo di chi quel business lo ha pagato, quando gli è andata bene in un letto d’ospedale.
Oggi, infatti, quelle dichiarazioni che lo stesso Schiavone ha richiamato nelle sue recenti apparizioni televisive, continuano a suscitare forti sospetti su chi siano i reali destinatari di quell’inquietante linguaggio in codice tipico del mondo criminale, su quali siano le orecchie che devono ascoltare un messaggio vagamente somigliante a un invito a mettere in modo la dorata macchina delle bonifiche di cui le terre campane hanno disperato bisogno per scongiurare, come dice lo stesso Schiavone, la morte di oltre 5 milioni di persone.
Ebbene, se bonifica, che pure invochiamo da anni, deve essere, che almeno stavolta la politica e le istituzioni dimostrino, tutte, di essere dalla stessa parte e cioè quella dei cittadini e non del business.