Con riferimento alle questioni poste, sulla base degli elementi acquisiti, si fa presente che, nell’ambito delle azioni poste in essere dal commissario straordinario per la bonifica ambientalizzazione e rigenerazione sulle aree SIN e sulle aree di crisi ambientale di Taranto, emergono con significatività le misure predisposte in corso sul corpo idrico del Mar Piccolo, primo e secondo seno.
Tra queste, al fine della realizzazione degli interventi strutturali, è stata data priorità, dopo accurato censimento, cartografazione e schedatura, all’azione di tutela delle specie presenti, che caratterizzano la biocenosi del Mar Piccolo.
L’azione in parola è stata necessaria, oltre che alla conoscenza e valutazione del sistema ambientale, anche per consentire la realizzazione di mirate azioni, tra cui la rimozione dei rifiuti antropici presenti sul fondale del primo seno del Mar Piccolo, ()
Secondo quanto riferito dalla commissione straordinaria, durante gli studi preliminari finalizzati all’indicazione e geolocalizzazione dei, si è evidenziata la stretta associazione tra rifiuti antropici e molteplici esemplari della specie di interesse conservazionistico, in particolare di, e, al fine di salvaguardare la loro traslocazione in aree idonee. Il lavoro ha riguardato in maniera significativa, in relazione alla sua numerosità e alla sua diffusione spaziale nel Mar Piccolo, mentre, per quanto riguarda le altre specie, sono stati svolti sino ad oggi pochi interventi, a causa della loro scarsa numerosità nelle aree già investigate.
Per valutare e selezionare gli idonei in cui traslocare gli esemplari della specie di interesse conservazionistico provenienti dalle aree di intervento, pontile ex-Marigenimil, Discesa Vasto e Banchina Cariati, sono stati condotti dei esplorativi in ambi i settori di entrambi i seni del Mar Piccolo. La scelta del sito finale ha riguardato un’area del primo seno prossima al promontorio di Punta Penna, dove, oltre al substrato idoneo, costituito da detrito grossolano misto a fango, e parzialmente ricoperto da macrofite, il ricambio idrico è costante e lo scambio di ossigeno e nutrienti è maggiormente assicurato.
Al fine di salvaguardare la salute degli organismi traslocati, le operazioni di espianto e riallocazione degli esemplari sono avvenute nella medesima giornata e nel minor tempo possibile, evitando di esporre gli animali a condizioni di stress. Nello specifico, così come prescritto dal Ministero dell’ambiente, le operazioni di traslocazione sono state condotte nei periodi in cui la temperatura dell’acqua non era superiore ai 27 gradi. Tutte le operazione sono avvenute in massima sicurezza e seguendo un programma approvato dagli organi competenti. Il prelievo è stato effettuato evitando di provocare lesioni o danni. In particolare, sempre secondo quanto riferito dal Commissario straordinario, gli individui sono stati temporaneamente collocati in vasche forate di dimensioni idonee che, appena prima della partenza verso il sito di riempimento, venivano issate a bordo e posizionate, completamente immerse, in vasche contenenti acqua di mare e dotate di pompe per il cambio idrico costante. Una volta giunti nel sito di reimpianto, le ceste forate contenenti gli esemplari espiantati sono state immediatamente posizionate in mare, per permettere agli operatori, prima di effettuare le operazioni di reimpianto, di rilevare i dati morfometrici di tutti gli esemplari.
Per il bivalve, attraverso apposita tavola metrica, sono state misurate la lunghezza totale e la lunghezza massima, mentre i poriferi appartenenti al genere e sono stati rimossi, isolando e staccando il substrato a cui aderiscono, evitando così di provocare lesioni o danni.
Nell’arco di un anno, dal 27 giugno 2016 fino al 30 giugno 2017, sono stati traslocati in totale 7.140 individui tra , e . Secondo quando stabilito nel piano di monitoraggio, ad oggi sono stati condotti i monitoraggi previsti a 15, 30, 60, 90 e 120 giorni, per tutti gli individui traslocati fino al febbraio 2017 dalle aree di intervento individuate. Complessivamente è risultato che tutti gli esemplari sono sopravvissuti e in buono stato di salute, senza segni visibili di necrosi dei tessuti, di riduzione dello spessore del cortex e del volume.
Onde evitare che nel corso di tale rimozione potesse diffondersi nelle acque del bacino una nuvola di fango che avrebbe potuto interessare tanto la vicina mitilicoltura tanto tutta la biodiversità animale e vegetale esistente nel bacino, sono state inoltre adottate delle tecniche risolute atte ad impedire il verificarsi di tale fenomeno. In particolare, è stato previsto un suo contenimento all’interno di cortine, le cosiddette “panne”, che, dal pelo dell’acqua, giungono sino a contatto con il fondale, racchiudendo un’area di 50 per 50 metri. È stato altresì predisposto un monitoraggio ambientale, al fine di poter documentare che le operazioni di rimozione dei rifiuti antropici si svolgessero senza impatti secondari sulla qualità delle acque del bacino.
Sulla base degli elementi acquisiti, l’operazione condotta nel Mar Piccolo di Taranto risulta dunque ad oggi unica nella sua dimensione numerica e nel livello di monitoraggio, e, rispetto a quanto è stato fatto in Italia, con il coinvolgimento di un particolarmente esperto nelle problematiche connesse alla conservazione di specie protette.
Lascio il link della Web TV della Camera dei Deputati