“Genovese Pagliuca sapeva di dover morire quando si è messo apertamente contro la camorra. Per questo è un eroe e non solo una vittima innocente”. Francesco Curcio, oggi procuratore di Potenza, pm del processo a carico degli assassini del giovane teverolese ucciso dal clan di Francesco Bidognetti il 19 gennaio del 1995, ha rievocato i drammatici giorni dell’inchiesta sulla uccisione di Genovese Pagliuca, garzone di macelleria che fece di tutto per difendere la sua fidanzata sequestrata e violentata da affiliati alla camorra.
Quel ragazzo coraggioso, è stato ricordato nella sala consiliare di Teverola, alla presenza dei familiari, con un convegno promosso dall’associazione “Si Teverola”, “Comitato Don Peppe Diana” e il Coordinamento dei familiari delle vittime campane, a cui hanno preso parte il sottosegretario all’Ambiente Salvatore Micillo, il segretario della commissione regionale antimafia Vincenzo Viglione, il giornalista Sandro Ruotolo, il poliziotto insignito della medaglia d’oro al valor civile Nicola Barbato, il referente del coordinamento vittime Salvatore Di Bona e l’avvocato della famiglia Genovese, Giovanni Zara.
Il procuratore di Potenza Francesco Curcio si è detto anche stupito del mancato riconoscimento di vittima innocente di Genovese Pagliuca, usando parole forti: “Non mi sento rappresentato da questa parte dello Stato che non riconosce Genovese Pagliuca vittima innocente di camorra”. La cerimonia di commemorazione si è conclusa con una fiaccolata che è confluita sul luogo dove una stele marmorea ricorda il giovane ucciso dalla camorra.
Fonte: Repubblica.it