L’ecotassa per il deposito dei rifiuti in discarica e in impianti di incenerimento senza recupero energetico è stata istituita nel 1996 per incentivare la minore produzione di rifiuti e il recupero di materia prima e di energia. La strategia nazionale, nell’ambito della gestione dei rifiuti, parte esattamente dal presupposto che lo smaltimento in discarica rappresenti esclusivamente la fase residuale della gestione, ponendo al primo posto la prevenzione, allo scopo di ridurre la quantità dei rifiuti prodotti e favorirne il riuso, sostenendo altresì il recupero e il riciclo degli stessi affinché diventino una risorsa per l’ambiente e per l’economia. Fermo restando questo, l’individuazione dei fabbisogni impiantistici e il loro soddisfacimento è competenza delle Regioni che, nell’ambito delle funzioni attribuitegli dall’art. 196 del D.lgs. 152/06, definiscono i flussi di rifiuti da trattare e scelgono in quali impianti inviarli. È sempre di competenza esclusiva della Regione approvare il Piano regionale di gestione dei rifiuti e autorizzare gli impianti di trattamento in esso individuati per far fronte ad un corretto trattamento. Sono, viceversa, di competenza del Ministero dell’ambiente le attività di indirizzo e di normazione, volte anche a favorire l’economia circolare e il riciclo. In questa prospettiva, il Ministero ha emanato il decreto n. 264 del 13 ottobre 2016, che fissa i criteri per considerare gli scarti di produzione quali sottoprodotti e non rifiuti, ed è, inoltre, impegnano nelle attività istruttorie relative all’elaborazione di n. 14 decreti “End of Waste” oltre al D.M n. 69/2018 sul conglomerato bituminoso.
Il Ministero dell’ambiente si è sempre impegnato ad avviare l’iter per la copertura degli incarichi vacanti, incontrando i rappresentanti regionali, e sta supportando le attività già iniziate da parte dei Presidenti nominati. Sono, pertanto, in corso continui e costanti contatti con tutte le Regioni interessate e si sta svolgendo un serio e approfondito confronto per assicurare una governance all’altezza dei compiti e delle sfide che i Parchi Nazionali devono affrontare. Attualmente, risulta raggiunta l’intesa sul nominativo del Presidente dell’Ente Parco Nazionale delle Cinque Terre e si è in attesa della calendarizzazione delle sedute alle Commissioni ambiente di Camera e Senato per l’espressione dei pareri, mentre risultano in corso le trattative per il raggiungimento dell’intesa con i Presidenti di Regione relativamente a otto Enti Parco. A tal proposito, per quanto concerne il Parco Nazionale del Monti Sibillini, sono in corso i confronti con le Amministrazioni regionali interessate e si segnala che le attività inerenti le funzioni del Parco sono assicurate dalla governance insediata, rappresentata dal Vice Presidente e dal Consiglio direttivo, nonché dal Direttore del Parco per gli aspetti gestionali.
Il Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli è istituito presso il Ministero dell’ambiente in base alla Legge sulla green economy e l’efficienza energetica (Legge 221/2015, ex Collegato Ambientale). La prima edizione del Catalogo, riferita all’anno 2016, è stata pubblicata dal Ministero nel 2017. In virtù degli impegni sottoscritti dall’Italia con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con l’accordo di Parigi sul clima, con gli Aichi Targets della Convenzione sulla Biodiversità e con l’impegno in ambito G20 e G7 alla graduale eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili, l’obiettivo del Catalogo è innanzitutto di fornire al Governo e al Parlamento un quadro sistematico e unitario di conoscenza delle forme di sussidio vigenti, sia dannose che favorevoli per l’ambiente. Il Ministero dell’ambiente continua ad aggiornare i dati del Catalogo sui sussidi e, con la pubblicazione del DEF, recentemente avvenuta, può ora procedere col rilascio della seconda edizione del Catalogo, riferita all’anno 2017; una versione che rappresenta un’estensione rispetto alla prima edizione, con l’identificazione di altri 30 sussidi. La terza edizione, riferita all’anno 2018, è in preparazione e dovrebbe essere ultimata entro giugno 2019.
L’obiettivo principale dell’istituto dell’“End of Waste” (EoW) è quello di generare percorsi virtuosi di transizione verso l’economia circolare la quale ha, tra i suoi obiettivi fondamentali, l’incentivazione alla sostituzione di materie prime vergini con materie provenienti da filiere di recupero. Nel contesto dell’economia circolare, tale istituto rappresenta una misura concreta per realizzare, secondo i principi del diritto europeo, la c.d.“società del riciclo e recupero”. Nell’ambito del recepimento del cosiddetto “Pacchetto rifiuti” ovvero nel recepimento nell’ordinamento nazionale delle modifiche alle più importanti direttive europee in materia di rifiuti, saranno affrontati temi altamente strategici per l’incentivazione delle filiere del riciclo, tra cui il riassetto della responsabilità estesa del produttore e il relativo adeguamento dei sistemi attualmente in esercizio, il riordino delle competenze tra Stato e Regioni, la tariffa sui rifiuti, nonché, appunto, l’istituto dell’end of waste. Con l’intento di dare massima attuazione ai principi dell’economia circolare e della società del recupero e del riciclaggio, oltre all’emanazione del D.M n. 69/2018 recante la disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto di conglomerato bituminoso, il Ministero dell’ambiente ha in corso le attività istruttorie relative ai seguenti decreti “End of Waste”: prodotti assorbenti per la persona (PAP); gomma vulcanizzata granulare (GVG); rifiuti da costruzione e demolizione (C&D); rifiuti di gesso; pastello di piombo; plastiche miste; carta da macero; pulper; rifiuti inerti da spazzamento strade; oli alimentari esausti; vetro sanitario; vetroresina; ceneri da altoforno; residui da acciaieria.