Nello smaltimento e riutilizzo dei rifiuti, l’Italia si colloca in una posizione di eccellenza in Europa, perfettamente in linea con gli obiettivi di riciclaggio al 50% fissati per il 2020. Andando però ad analizzare la situazione nazionale, ci accorgiamo di quanto la realtà sia disomogenea, con regioni in ritardo rispetto ad altre e, più in generale, con un forte gap tra nord e sud.
Il recepimento del nuovo pacchetto di Direttive europee sui rifiuti e sull’economia circolare ci dà l’opportunità di consolidare la nostra posizione e soprattutto di fare passi in avanti nel colmare le distanze, rimuovendo gli ostacoli che hanno impedito all’economia circolare di penetrare in misura omogenea tutto il territorio nazionale.
I nuovi obiettivi ci indicano il raggiungimento di una percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani del 55% al 2025, 60% al 2030 e 65% al 2035, con il conferimento in discarica che dovrà scendere al 10% entro il 2035 e con il divieto di conferimento di tutti i rifiuti recuperabili e riciclabili.
Per dare piena attuazione alla normativa comunitaria, il Governo ha chiesto un’ampia delega proprio per poter procedere ad un riordino organico di tutta la normativa ambientale. Gli strumenti necessari saranno il decentramento amministrativo e la semplificazione della normativa esistente, al fine di renderla chiara ed univoca, la massima riduzione del ricorso alla decretazione attuativa, l’intervento sul regime delle responsabilità della gestione e chiusura del ciclo dei rifiuti, attraverso il riordino delle competenze a tutti i livelli istituzionali.
Per ridurre il conferimento in discarica è necessaria la diffusione omogenea su tutto il territorio nazionale della raccolta differenziata, spinta oltre il 65%, e la realizzazione di una rete di impianti a supporto delle raccolte differenziate di rifiuti organici e di imballaggi, aspetto dove a livello nazionale si registrano le maggiori criticità.
L’articolo 35 del decreto «sblocca Italia» contiene una serie di disposizioni volte a creare un sistema integrato e moderno di gestione di rifiuti urbani, che garantisca l’autosufficienza a livello nazionale e ci permetta di superare e prevenire ulteriori procedure di infrazione per mancata attuazione delle norme europee di settore, nonché di limitare il conferimento di rifiuti in discarica; per quanto riguarda lo stato di attuazione, a livello nazionale, delle misure relative all’incenerimento dei rifiuti, si registra la diminuzione del numero degli impianti attivi sul territorio nazionale, passato dai 49 impianti nel 2012 ai 39 del 2017. Anche la quantità di rifiuti totali inceneriti si è ridotta notevolmente negli anni, passando da 6.205.631 tonnellate nel 2016 a 6.113.232 tonnellate nel 2017; nello specifico dei rifiuti urbani si è registrato un calo dalle 5.403.862 tonnellate del 2016 alle 5.266.779 tonnellate del 2017.
Vista la frequenza con cui, gli incendi di rifiuti si sono verificati in tutto il Paese, soprattutto a partire dagli ultimi mesi del 2017, dobbiamo parlare di una vera e propria emergenza nazionale, che ha reso necessaria un’azione costante di vigilanza e controllo sul territorio, rafforzata da una nuova linea di intervento maggiormente operativa, alla quale il Ministero dell’Ambiente continua a fornire il proprio supporto, per intervenire in maniera sempre più incisiva sul fenomeno dei roghi.
Per rispondere a tale emergenza è stato appositamente nominato un Incaricato per il contrasto del fenomeno dei roghi di rifiuti nella Terra dei Fuochi.
Inoltre, in attuazione del “Patto della terra dei Fuochi”, secondo quanto previsto nel “Piano d’azione per il contrasto dei roghi di rifiuti” firmato a Caserta lo scorso novembre, è stata istituita una apposita Cabina di Regia per la programmazione e l’attuazione di dispositivi di vigilanza, volti al controllo straordinario dei territori in cui è più diffuso il fenomeno dei roghi dei rifiuti. La linea di intervento mira ad un’azione più incisiva che prevede la maggiore concentrazione, in aree e periodi preventivamente determinati, di militari dell’Esercito, coadiuvati dalle Polizie locali, con il coordinamento delle Forze dell’Ordine.
Nei primi sei mesi del 2018, le azioni di vigilanza contestuali dell’Esercito e delle Polizie locali sono state svolte, sull’intero territorio della terra dei fuochi, in media solo due volte al mese. Viceversa, nei primi mesi del semestre successivo, con l’istituzione di presidi militari dedicati presso oltre 50 Comuni, il numero degli interventi si è notevolmente e progressivamente incrementato, passando (nel periodo più delicato, che è quello estivo) dalle 55 azioni di controllo del mese di luglio, alle 48 di agosto, alle 68 di settembre e alle 83 di ottobre. Dall’analisi dei dati dei Vigili del Fuoco risulta che nei primi nove mesi del 2018 si sono verificati circa 400 incendi in meno rispetto all’analogo periodo del 2017. Nella sola provincia di Napoli, nel periodo estivo (maggio – settembre 2018), i roghi sono stati circa 300 in meno rispetto allo stesso periodo del 2017, con una riduzione pari al 40%. Inoltre, dall’inizio dell’anno in corso sono state programmate due operazioni straordinarie e diverse azioni di vigilanza da parte dell’Esercito con alcune Polizie locali.
Anche sul territorio di Giugliano in Campania è stato attivato un presidio dedicato da parte dei militari dell’Esercito, in stretto raccordo con la Polizia locale e le forze dell’Ordine. In particolare, nel territorio del Comune di Giugliano sono stati effettuati 44 controlli congiunti dell’Esercito con la Polizia locale (nel periodo estivo, in media, sette al mese), durante i quali sono state controllate 41 attività commerciali e imprenditoriali (di cui 27 sequestrate), 58 veicoli (5 sequestrati) 198 persone (34 denunciate all’Autorità Giudiziaria e 28 sanzionate), e contestate violazioni amministrative per un ammontare di 176.000 euro. Per quanto concerne i campi rom, che nei territori dei Comuni di Napoli e di Giugliano in Campania sono interessati da frequenti incendi sia all’interno delle strutture, sia nelle strade che nelle aree limitrofe invase da rifiuti di qualsiasi natura – i dati della Prefettura di Napoli registrano una notevole diminuzione del fenomeno dei roghi.
In merito alla presenza di amianto nell’ex area Necchi, il Comune di Pavia nel 2006 chiese alla proprietà delle strutture industriali di avviare le operazioni di bonifica. Negli anni l’Arpa ha continuato ad effettuare, con tutti gli Enti territorialmente competenti (Regione Lombardia, Provincia di Pavia, Comune di Pavia e ATS Pavia), campionamenti di controllo e sopralluoghi per verificare lo stato dei luoghi. Con ordinanza n. 50 del 15 maggio 2017, la Provincia di Pavia ha individuato le società Necchi S.p.A., Necchi Compressori S.p.A., Necchi Macchine per Cucire S.r.l. e Fonderia Necchi Pesaro S.r.l. quali soggetti responsabili della contaminazione e ordinato a Partecipazioni Italiane S.p.A. in liquidazione e alla società Necchi Compressori di provvedere alla bonifica di siti contaminati.
Con scadenza annuale le Regioni, dopo aver effettuato la mappatura delle aree contaminate da amianto, inviano al Ministero dell’Ambiente i dati. Sono circa 86.000 i siti segnalati sulla piattaforma informatica del Ministero “Infoamianto PA”, creata per avere dati omogenei, facilmente reperibili e gestibili da più utenti. Ad oggi non risulta che la Regione Lombardia nell’ultimo aggiornamento della mappatura abbia inserito tra i siti contaminati da amianto l’area ex Necchi.
Il Ministero dell’ambiente, nell’esercizio delle proprie funzioni di monitoraggio e vigilanza, seguirà l’evoluzione della situazione mediante l’interlocuzione con gli Enti territoriali competenti, anche avvalendosi, qualora necessario, del Nucleo Operativo Ecologico dell’Arma dei Carabinieri, al fine di garantire la tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
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