La sentenza della Corte d’Assise di Taranto sul disastro ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico dell’ex Ilva è il riconoscimento dell’immane sofferenza inflitta alla città e ai suoi abitanti da una gestione criminale.
Bisognerà attendere per leggere le motivazioni delle condanne ma è chiaro fin da subito che oggi è arrivata una decisione storica con cui i giudici hanno affermato che la logica del profitto non può mai prevale sul diritto dei cittadini a vivere in un ambiente sano.
Le condanne non ridaranno alle famiglie tarantine i propri cari e non sono un risarcimento per le sofferenze che la città ha dovuto subire ma possono diventare il primo passo verso un futuro migliore.
La sentenza di oggi deve rappresentare il punto di partenza di un cammino per portare il sito siderurgico più grande d’Europa sul percorso della reale riconversione in chiave ecologica.
Una strada obbligata fondata sulla produzione ecosostenibile, che passa necessariamente dalla chiusura dell’area a caldo oggi confiscata dai magistrati.
Non sono più accettabili ricatti che mettono in contrapposizione il lavoro con la salute.