I circa 32° all’ombra non hanno scoraggiato gli attivisti e i cittadini che si battono da decenni contro gli inceneritori e che ieri mattina, 12 agosto, si sono dati appuntamento fuori alla Casa Comunale di Giugliano in Campania, per di “no” alla costruzione dell’inceneritore a Giugliano, più precisamente a Taverna del Re.
In centinaia sono intervenuti: persone appartenenti a comitati cittadini, ad associazioni ambientaliste e semplici cittadini, per manifestare il loro dissenso contro la realizzazione di ciò che si preannuncia come la condanna a morte definitiva per l’intero territorio della periferia nord di Napoli e tutta la popolazione che ne fa parte.
Questo territorio, tristemente noto col nome “la Terra dei Fuochi” è già martoriato per l’appunto dagli innumerevoli roghi tossici che da anni intossicano e avvelenano l’esistenza di chi qui ci vive; inoltre il paese è già vessato dalla presenza di circa 46 discariche – legali ed illegali – e dal sito di Taverna del Re dove sono custodite 6mila tonnellate di ecoballe, che di “eco” non hanno assolutamente niente, se non il nome.
Nel recente e tanto osannato Decreto del Fare dell’attuale Governo, PD e PDL hanno votato una norma che prevede 8 anni di incentivi ai nuovi inceneritori, e guarda caso l’assessore all’ambiente della Regione Campania, Romano, dichiara che entro 10 giorni partirà il bando per l’inceneritore di Giugliano, in netto contrasto con le norme europee e le dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente Orlando.
“L’inceneritore è uno strumento di morte. Il loro obiettivo è speculare sui 450 milioni stanziati per la costruzione attraverso i Cip6, che sono stati reintrodotti nel decreto del fare dal Governo”, sostiene uno degli attivisti presenti. “I criminali sono coloro che hanno fatto affari per 30 anni devastando l’ambiente del territorio. Mentre noi attendiamo le bonifiche, ecco che arriva questa mazzata!”.
Oltre all’attivismo dei comitati cittadini, erano presenti anche alcune forze parlamentari di opposizione, che attualmente stanno portando il caso alla ribalta. In particolare il Movimento Cinque Stelle e Sel, che vedono tra le loro fila la presenza di diversi parlamentari originari dell’area vessata dall’emergenza rifiuti.
Uno di loro, Salvatore Micillo (M5S), particolarmente presente e vicino al territorio e ai suoi concittadini, già qualche giorno fa tuonò dal suo blog, appena si divulgò la notizia della partenza del bando di assegnazione dei lavori per l’impianto inceneritore.: “Mi opporrò alla costruzione dell’inceneritore sul nostro territorio!”.
“Il Movimento 5 Stelle – dice – è da sempre contrario all’incenerimento dei rifiuti ed in special modo delle ‘eco’ balle di Taverna del Re, il cui contenuto è ancora ufficialmente un mistero. Nessuno può garantirci che non siano incenerite pure scorie pericolose, rifiuti tossici del Nord. Sotto i tendoni neri ci sono rifiuti di ogni genere, che ho dovuto attendere di entrare in Parlamento per poter vedere! Come deputato di Giugliano non me ne starò con le mani nelle mani ad attendere questo ennesimo biocidio. Ho inviato una richiesta di un incontro urgente con il Ministro dell’Ambiente Orlando sottoscritta anche da altri deputati campani e parallelamente un’analoga richiesta l’ho fatta all’assessore regionale all’Ambiente in Campania Giovanni Romano. Quello che faranno sparire dalla nostra vista – continua Micillo – non sfuggirà invece ai nostri polmoni”.
E risulta firmata da 72 deputati del M5S l’interrogazione parlamentare a risposta scritta, a firma Salvatore Micillo, che domanda ai Ministri della Salute e dell’Ambiente: “Di quali elementi dispongano in merito alla realizzazione del termovalorizzatore a Giugliano”.
Se l’Europa ha messo al bando gli inceneritori chiedendo invece raccolta differenziata e riciclo ci chiediamo: perché noi dovremmo costruirne uno a Giugliano per risolvere il problema “ecoballe”?
Ma qui parliamo di 450 milioni di euro che dovrebbero arrivare per la costruzione di un impianto, e gli interessi in campo sono enormi, mentre in queste città continua a non funzionare la raccolta differenziata e non vengono aperti siti di compostaggio.
Il quadro ci appare fin troppo chiaro, le intenzioni anche. Ciò di cui non si è tenuto conto, però, è che questa volta il territorio è pronto a ribellarsi. (fonte “Agorà Vox Italia”, 13-8-2013)