In questo Paese i partiti non sanno cosa significa fare anche loro sacrifici, fare politica per passione e non per “sistemarsi”. In questi giorni stiamo discutendo del ddl del Governo per l’abolizione del finanziamento pubblico diretto ai partiti, che, come per la pseudo abolizione dell’Imu esce dalla porta e rientra dalla finestra sotto nuove vesti. Come vorremmo che fosse finanziata l’attività politica in questo Paese? Eccovi le nostre proposte a Cinque Stelle:
– Abolizione totale e immediata del finanziamento pubblico ai partiti e del cofinanziamento;
– Limiti massimi di spesa molto ridotti per le campagne elettorali;
– Erogazioni liberali da parte di persone fisiche e giuridiche col tetto massimo di € 5.000 annui e detrazione del 19%;
– Controllo costante e reale dell’operato contabile dei partiti;
– Sanzioni puntuali sia per i partiti che per le società di revisione dei bilanci dei partiti che commettono illeciti;
Sul finanziamento pubblico ai partiti il Governo fa spot elettorali e ha realizzato un provvedimento che risulta anche peggiore della disciplina vigente. Questo perché è nato male – da un disegno di legge scritto frettolosamente – e portato avanti fra rinvii, sospensioni e liti che hanno coinvolto Pd e Pdl. E non si tratta di semplici tensioni dentro la maggioranza, perché tocca il livello qualitativo della democrazia rappresentativa: la disciplina e il finanziamento dei partiti.
In questo contesto di disastro doloso, il M5S ha cercato di portare un po’ di chiarezza, non solo attraverso una propria proposta di legge abbinata a quella del Governo, ma anche presentando un testo alternativo. Una proposta riassumibile in tre parole: LIMITI, CONTROLLI E SANZIONI.
(testo tratto dall’intervento del portavoce Danilo Toninelli)