La legge di stabilità, mentre vi scrivo, è ancora al vaglio della commissione Bilancio del Senato.
Già dopo poche ore dalla sua emanazione, pareva una legge di stabilità figlia di nessuno. La maggioranza delle “larghe fratture” ha preso le distanze, tutti promettono modifiche profonde in Parlamento. E, poi, è spuntata la stangata sulle detrazioni e sulle accise (benzina, sigarette…) fino a 10 miliardi nel 2017 se non arriveranno circa 2 miliardi dall’ennesima, sbandierata e decantata spending review, un oggetto mitico e misterioso, una specie di Atlantide degli ultimi governi.
Lo spread scende? Ma, si sa, che esso è determinato da un ristretto club di fondi e banche d’affari che speculano sui titoli di Stato, quel club finanziario esclusivo che difende Letta e questo sistema. Lo vogliono saldamente in sella. Questa legge è di stabilità solo per il mantenimento del governo.
La tassa sulla casa cambia nome ma resta e sarà ancora più pesante per le dimore più umili e per le famiglie numerose. Si scrive Tasi, si legge Imu.
La Tasi (imposta immobiliare sui servizi indivisibili) va a comporre con la Tari (tariffa sui rifiuti) la service tax (o Trise).
Per la cassa integrazione in deroga si stanziano appena 600 milioni per il 2014.
Mentre le rendite finanziarie non subiscono nessun aggravio di tassazione (i soliti noti si salvano sempre). E c’è soltanto un aggravio del bollo sulle comunicazioni sui titoli dal 1,5 al 2 per mille.
La riduzione del cuneo fiscale garantisce appena 14-15 euro in busta paga a chi guadagna circa 15mila euro l’anno. Il beneficio si assottiglia via via che il reddito sale fino ai 55mila euro. Concentrare verso il basso la fascia dei beneficiari (per esempio fino a 26mila euro) significherebbe garantire un beneficio più alto in busta paga.
In ogni caso il beneficio non riguarda lavoratori autonomi e pensionati, che invece rischiano un taglio orizzontale delle detrazioni Irpef per le spese (medicine, istruzione, interessi sui mutui. etc…) dal 19% al 18% e poi al 17% nel 2014.
Da segnalare: 400 milioni per il Mose che non serve a nulla e 20 milioni appena per il digital divide…briciole. E’ così che spende i suoi soldi un Paese che vuole investire sull’innovazione, sulla circolazione dell’idee, sull’economia dell’intelligenza?