Nella seduta del Question Time in Commissione Ambiente della Camera, in congiunta con quella dell’Agricoltura, abbiamo avuto modo di domandare dell’ondata di arresti, compreso il sindaco di Venezia del Pd, Giorgio Orsoni per l’affaire “Mose”. Doveva essere un gioiello di tecnologia per risolvere il problema dell’acqua alta si è trasformato in un sistema di corruzione che supera ogni ordinaria immaginazione. Per il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro si tratta di un “evento di eccezionale gravità”, per noi dell’ennesima vergogna per il Paese. Di questo passo chi deve venire ad investire in Italia?
Eccovi il testo dell’interrogazione a risposta immediata, con le nostre firme:
presentato da DE ROSA Massimo Felice
testo di Mercoledì 4 giugno 2014, seduta n. 239
il consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dello Stato italiano, incaricato dal 1983 per conto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del magistrato delle acque di Venezia della realizzazione del MOSE, in conformità con quanto previsto dalla legislazione speciale per Venezia, è stato coinvolto direttamente, con capi di imputazione quali corruzione, concussione, turbativa d’asta e reati fiscali, in un’indagine ancora in corso;
tale indagine ha portato allo scoperto l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere, assurta a sistema, dedita alla distrazione di risorse destinate alla realizzazione del MOSE mediante la costituzione di «fondi neri»;
in particolare, al centro delle indagini dei magistrati veneti ci sono presunte distorsioni del sistema di appalti per i lavori del MOSE, inclusa l’accusa di turbativa d’asta;
a seguito dell’inchiesta condotta dalla procura di Venezia è stato disposto l’arresto per 35 persone tra politici e imprenditori, tra cui il sindaco del Partito democratico Giorgio Orsoni e l’assessore regionale alle Infrastrutture di Forza Italia Renato Chisso; la procura ha chiesto anche l’arresto per l’ex governatore e Ministro Giancarlo Galan;
i reati contestati a vario titolo vanno dalla corruzione, alla concussione, fino al riciclaggio;
nei mesi scorsi il gruppo parlamentare del Movimento Cinque Stelle aveva segnalato in più circostanze i rischi correlati alla gestione «impropria» del sistema di appalti del MOSE, senza ottenere risposte –:
quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di correggere le gravi distorsioni causate dal «sistema MOSE» emerse anche dalle ultime vicende giudiziarie, se non ritenga, in via cautelare, di sospendere appalti e procedure attualmente in corso e se non intenda prendere in considerazione l’ipotesi di una revisione del quadro normativo sull’affidamento dei lavori pubblici, a tutela dei principi di massima trasparenze legalità nella gestione delle gare di appalto e per impedire il verificarsi di nuove quanto imbarazzanti situazioni come quella che ha portato all’arresto di molti politici e amministratori a Venezia. (5-02939)
Qui la seduta del Question Time con la risposta del sottosegretario Umberto Del Basso De Caro (del Pd): http://webtv.camera.it/evento/6476
Una risposta deludente, come immaginerete.
Non ci sarà nessuna revisione dei contratti e degli appalti del Mose. I partiti insomma, nulla possono contro un sistema di corruzione arrivato in tutti i gangli degli appalti pubblici. Il motivo? Perché le opere sono già in corso, i lavori avviati e, come nel caso del Mose, quasi ultimati. E poi si lederebbe l’immagine dell’Italia.
“Nessuna sospensione dei contratti è possibile – ha detto – bastano i controlli, non c’è bisogno di revisionare nulla”.
Non solo: secondo lui l’inchiesta dimostra proprio che i controlli funzionano. Vanno solo implementati.
E no, sottosegretario: bisogna capire cosa è più importante, terminare a tutti i costi l’opera, con queste aziende, con questi appalti, oppure tutelare davvero la dignità dello Stato. Infatti le stesse imprese implicate nell’inchiesta veneta gestiscono appalti pubblici in Lombardia, per l’Expo, in Liguria, al Sud. Quante pentole di malaffare da scoperchiare! Quando arriva il controllo della magistratura lo Stato ha già fallito.
Per noi la risposta è solo una: basta deroghe agli appalti pubblici – come è stato disposto non più tardi di qualche settimana fa proprio per l’Expo – basta appalti facili, senza regole, basta accanimento terapeutico su opere inutili che – quelle sì – ledono l’immagine del Paese.
Ad esporre e replicare al Sottosegretario sono stati i colleghi Emanuele Cozzolino e Massimo De Rosa.
Massimo De Rosa fa notare che : “I vertici aziendali sono stati arrestati ma le stesse aziende che operano per il Mose e che sono coinvolte nello scandalo di corruzione e tangenti vanno avanti a operare con gli enti pubblici in tutta Italia. Un esempio? Fincosit! Ha appalti per il MOSE ma anche per EXPO e le vie d’acqua, pedemontana, rho-Monza… Possibile che un’azienda il cui presidente è stato arrestato, per tangenti e corruzione, continui a lavorare con lo Stato, in tutta Italia?“.
Per la cronaca (sempre distratta sui grandi temi) lo scandalo #Mose, il #M5S lo denunciava già a luglio 2013 http://t.co/vsQR3jht5c ed attraverso il senatore Nicola Morra!!! #sapevatelo #opencamera