Più che chiarimenti, la risposta del Ministero dell’Ambiente ai nostri dubbi sui fondi milionari del Cipe ed i fantomatici interventi realizzati nel tempo direi che le ombre sul caso sono aumentate invece che diminuire. Il Ministero, oltre a non essere entrato affatto nel merito della vicenda, fornisce una risposta burocratica ed insufficiente. Non chiarisce, complica la situazione. Ha risposto picche mentre si giocava a quadri, ma questo non è un gioco, sono soldi pubblici dei cittadini, impiegati per chi sa che cosa e da chi, per opere che non si vedono (ancora!). Avevo depositato il quesito al Ministro Galletti perché facesse luce nella seduta del Question Time in Commissione Ambiente, sulla strana storia del Vallone san Rocco di Napoli, che si estende per circa 6 chilometri ed è attraversato da un torrente. Per 20 anni oggetto di sversamenti abusivi di liquami e rifiuti. Mancanza di controlli che lo hanno trasformato da opera naturalistica a ricettacolo di immondizie. Fino a quando, tra sentenze, proteste dei cittadini d associazioni qualcosa si è mosso.
Nei giorni scorsi un gruppo di attivisti del M5S tra cui l’ex consigliere municipale Mariano Peluso (con Filomena Gratino, Giorgio Peperna, Vincenzo Rusciano, Patrizia Siconolfi) hanno depositato in Procura un dettagliato esposto tecnico (di ben 9 pagine) con cifre ed omissioni a cui ha lavorato l’avvocato Luca Santalamacchia di Napoli (quello del Caso ENI-Nigeria-danno ambientale).
Nell’esposto la domanda è netta così come l’ho esposta in premessa di quesito: che fine hanno fatto i 31 milioni di euro del Cipe suddivisi tra l’altro in 8 lotti? Nella risposta ministeriale non c’è traccia del dubbio destinato forse ad essere risolto dalla magistratura. Noi del M5S abbiamo chiesto della sorte destinata alla cifra milionaria, loro rispondono ragguagliandoci su un finanziamento del 2013 dato al Comune di Napoli di circa 20 milioni di euro di cui si ignora pure la fonte, un Piano Urbanistico attuativo fermo da tempo (http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/14423).
Dopo il quesito e la risposta date un’occhiata al video di Tv Luna realizzato da Antonio Iorio, che fa vedere chiaramente in quale stato versi oggi il Vallone San Rocco e chiedetevi pure voi (con noi) perché non ci vogliono rispondere. Ma soprattutto, segnalateci se guardando le immagini riuscite a capire se gli interventi sono stati o meno eseguiti. Per noi vale la seconda ipotesi, ma siamo sempre ben disponibili a ricrederci qualora volessero darci finalmente delle spiegazioni.
E, non appena ho ricevuto la risposta in Commissione ecco qual è stato il commento di Mariano Peluso : “Il caso del Vallone San Rocco rientra tra quelli che fanno indignare di più i cittadini. La natura ci ha regalato, in piena Città di Napoli, un canyon naturale nella roccia di tufo giallo napoletano. Il Vallone è unico geomorfologicamente, una rarità. E’ abitato da volpi, uccelli e insetti rari. Una bellezza straordinaria che l’uomo ha umiliato riempendo quelle cavità con rifiuti tossici o permettendo che nel Vallone scorressero acque fognarie e acque residue dei vicini complessi ospedalieri. Insomma un vero e proprio scempio. In questo quadro si aggiunge recentemente la gestione scellerata di un fondo di 31 milioni di euro che aveva il compito di regolamentare le acque dell’alveo , ordinando i sottoservizi di quel tratto del Vallone. I lavori consegnati nel 2010 non sono stati completati nei vari lotti per cui ancora oggi, quando i flussi d’acqua sono abbondanti avvengono allagamenti a Capodimonte e addirittura tombini che saltano a valle nei pressi dei Ponti Rossi. Fondi sprecati e mal gestiti. Oggi è parte dell’Ente Parco Metropolitano delle Colline di Napoli, un parco fantasma che sulla carta si estende per 2.215 ettari, circa un quinto del territorio comunale, nella parte nord-occidentale della città ma di tracce di un parco organizzato con sentieri e visite guidate non si ha traccia se non sul sito web. Dei circa 300 milioni di euro stanziati per la sua realizzazione resta l’edificio dell’ente di tre piani con tanto di presidente e dipendenti pagati dal 2003 dalla Regione Campania. L’esposto in Procura che abbiamo presentato è per fare chiarezza su una vicenda che merita di ritornare alla ribalta, vaga e confusa la risposta al quesito parlamentare, speriamo di riuscire a capire e condannare i responsabili del mancato parco”.
Il quesito e la risposta al QUESTION TIME:
N.5/12962
MICILLO, ZOLEZZI,BUSTO, DAGA, DE ROSA, TERZONI, VIGNAROLI – Al Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare –
— Per sapere – premesso che: il Vallone di San Rocco è un’area presente nella città di Napoli, ricadente nel Parco delle Colline di Napoli, parte di una formazione morfologica che comprende un complesso di incisioni idrografiche formatesi per erosione dalle acque meteoriche provenienti dalla collina dei Camaldoli;
interessa le zone di Miano, Chiaiano e San Carlo all’Arena, un impluvio naturale che si sviluppa per circa 6 chilometri, uno dei maggiori polmoni verdi della città, martoriato da oltre 20 anni di scarichi abusivi;
protetto dal decreto legislativo n. 42 del 2004 che lo definisce area di grande pregio paesaggistico;
un gruppo di cittadini ha presentato nei giorni scorsi un esposto in procura a seguito di sopralluoghi nell’area, ha raccolto materiale video-fotografico e ha promosso analisi chimico-batteriologiche;
vi è una sentenza della Corte di giustizia europea (causa C-365.97 del 9 novembre 1999) che trae origine da un ricorso presentato dalla Commissione europea contro il Governo italiano per la violazione della direttiva europea n. 75/442 (modificata dalla direttiva 91/156);
il Cipe con una serie di delibere ha stanziato per il suo risanamento diversi fondi. Con delibera 113 del 2002 per gli «Interventi di risanamento ambientale, igienico-sanitario ed idrogeologico del Vallone S. Rocco» è stato previsto il finanziamento per un importo pari a 31 milioni di euro a valere sui fondi di cui all’articolo 13 della legge n. 166 del 2002;
all’intervento relativo al «Progetto esecutivo Vallone S. Rocco» è assegnato, per il triennio 2002-2004, l’importo complessivo di 31 milioni di euro in termini di volume di investimento, articolati in oltre 3 milioni per il 2003 e in più di 27 milioni per il 2004;
secondo la Corte dei Conti, il comune di Napoli, quale commissario straordinario avrebbe ricevuto finanziamenti di importo pari a 30 milioni, con rata annua di 2,82 milioni di euro;
tra i vari interventi eseguiti si segnalano: il risanamento igienico-sanitario ed idrologico, aspetto ambientale-stralcio n. 4A per euro 6 milioni; il risanamento igienico-sanitario, aspetto ambientale-stralcio n. 4B per euro 8,5 milioni;
nel 2007 il comune avrebbe corrisposto circa euro 3,5 milioni alla Impresa c.c. nell’ambito del progetto integrato per gli interventi di risanamento ambientale, igienico-sanitario ed idrogeologico del Vallone San Rocco –:
di quali notizie disponga sui fondi stanziati ed i risultati conseguiti, quali interventi risultino effettuati e come sia avvenuta la gestione dei fondi per la manutenzione ed il risanamento del Vallone.
(5-12962)
(Presentata il 19 dicembre 2017)
Risposta scritta pubblicata Mercoledì 20 dicembre 2017
nell’allegato al bollettino in Commissione VIII (Ambiente)
5-12962
Con riferimento alle questioni poste, si fa presente che, secondo quanto riferito dal Comune di Napoli, il risanamento igienico sanitario e idrogeologico del Vallone San Rocco si articola in due insiemi di opere. Il primo, suddiviso in due lotti funzionali, prevede la rifunzionalizzazione di spechi fognari già esistenti e la realizzazione di nuovi sistemi fognari esterni all’alveo, per eliminare gli scarichi delle acque reflue che attualmente sversano nello stesso. Il secondo insieme di opere, riguardante l’aspetto ambientale e idrogeologico, è suddiviso in sei stralci di cui alcuni già realizzati ed altri in corso di realizzazione, e prevede il risanamento ambientale ed igienico sanitario del Vallone attraverso opere di consolidamento dei versanti, di sistemazione del fondo dell’alveo ed opere di rinaturalizzazione delle aree circostanti.
In particolare, per quanto concerne il primo lotto, sono stati appaltati lavori per un importo pari a 6.897.876,74 di euro ed i lavori risultano ultimati e funzionanti. Per quanto concerne il secondo lotto, sono stati appaltati lavori per un importo pari a 5.506.677,35 di euro ed i lavori risultano in corso, con una percentuale di avanzamento cantiere pari al 40 per cento. Con riferimento allo Stralcio n. 1, sono stati appaltati lavori per un importo pari a 3.664.384,58 di euro ed i lavori risultano ultimati e funzionanti. Per quanto attiene allo Stralcio n. 2, sono stati appaltati lavori per un importo pari ad euro 331.214,12 ed i lavori risultano ultimati e funzionanti. In merito allo Stralcio n. 3, sono stati appaltati lavori per un importo pari ad euro 1.270.280,92 ed è stato richiesto il finanziamento nell’ambito del progetto Italia Sicura per l’ultimazione delle opere. Per quanto concerne lo Stralcio n. 4/A, sono stati appaltati lavori per un importo pari ad euro 2.954.519,34 ed i lavori, realizzati al 40 per cento, sono attualmente sospesi in attesa dell’erogazione della trance di finanziamento da parte della Regione Campania. Infine, con riferimento allo Stralcio 4/B, sono stati appaltati lavori per un importo pari ad euro 3.623.671,06 ed i lavori risultano ultimati e funzionanti.
Alla luce delle informazioni esposte, per quanto di competenza, il Ministero continuerà comunque a tenersi informato, mantenendo alto il livello di attenzione sulla questione.