Il 4 e 5 novembre 2013 in Aula, alla Camera dei Deputati, è stata calendarizzata la mozione del Movimento Cinque Stelle sulla “Terra dei Fuochi” a prima firma Luigi Di Maio. Tutti noi del gruppo parlamentare l’avevamo sottoscritta. Per chiedere sorveglianza e monitoraggio sui roghi, il blocco degli sversamenti illegali e un piano urgente di bonifiche. Alcuni punti sono stati accolti, altri respinti e per giunta con pareri contrari in alcuni casi dello stesso Governo. Condizionando così l’Aula nelle votazioni. Il caso più incredibile è sicuramente che, coloro che abbandonano rifiuti di ogni genere per poi dargli fuoco, non possono essere sottoposti ad un sistema preventivo ed identificativo di videosorveglianza. In pratica, delinquenti senza scrupoli, saranno e sono già, più tutelati dei cittadini onesti, bersaglio delle particelle che si sprigionano nell’aria dopo le combustioni. Il fuoco, lo ricordiamo serve ad eliminare ogni traccia del lavoro sommerso, perché se lavori a nero, smaltisci pure a nero. Inoltre, per diversi imprenditori è il mezzo più economico per far sparire i propri rifiuti speciali, con un danno ambientale ed umano incalcolabile. Tra le nostre richieste accolte vi è pure quella di una campagna di indagini epidemiologiche. Una vittoria a metà, ma importantissima se si calcola che abbiamo fatto in cinque mesi quello che i politici di lungo corso non hanno fatto in vent’anni. Tanto ancora resta da fare, ma ci riusciremo.
Lunedì 4 novembre è iniziata la discussione del testo con gli interventi di Vega Colonnese, mio e di Carla Ruocco. Di seguito i videointerventi:
http://youtu.be/ruK0kh-w6R0 Vega Colonnese
http://youtu.be/N_0J5OWcPlY Salvatore Micillo
http://youtu.be/DPeERs7hZ2Y Carla Ruocco
Martedì 5 novembre 2013 a conclusione della discussione sulla mozione è avvenuta la dichiarazione finale del primo firmatario dell’Atto, Luigi Di Maio, nonché vicepresidente della Camera dei Deputati.
http://youtu.be/m5JleEf8SXQ Luigi Di Maio
Le richieste della mozione che sono state accolte:
a) Porre in essere tutte le forme di controllo incisivo del territorio campano atte a far cessare il criminale e illecito sversamento di rifiuti tossici in zone agricole e ad alta densità abitativa;
b) Avviare, con un adeguato coinvolgimento del Ministero della salute, una massiccia campagna di indagini epidemiologiche di approfondimento, finalizzate a fare luce sull’impatto delle contaminazioni sulla salute delle popolazioni residenti, anche dando ampia pubblicità ai risultati al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla nocività di certi comportamenti criminali;
c) Sollecitare, pertanto, affinché la Regione Campania si doti del cosiddetto Registro tumori regionale quale strumento imprescindibile per definire in maniera chiara e ufficiale il grave stato di salute del territorio;
d) Assumere iniziative normative per consentire ai comuni interessati l’allentamento del patto di stabilità, indispensabile con riferimento esclusivamente ai capitoli relativo alla realizzazione di tali interventi in ambito ambientale (monitoraggio, rimozione rifiuti abbandonati e loro corretto smaltimento);
e) Rendere operativo un tavolo interministeriale, aperto ai contributi delle associazioni e dei comitati di cittadini, di personalità indipendenti del mondo scientifico e dei rappresentanti della regione e degli enti locali, fungendo da cabina di regia, anche al fine di assumere ogni iniziativa economica e normativa utile, per assicurare – in tempi rapidi e certi – il varo delle attività di bonifica.
Il Governo ha RESPINTO le richieste di:
a) Ripristinare la classificazione da SIN (sito di interesse nazionale) a SIR (sito di interesse regionale) del litorale domizio – flegreo e agro aversano, Pianura, bacino idrografico del fiume Sarno e aree del litorale vesuviano.
b) Bloccare, in particolare, ogni tipo di sversamento illecito o di combustione dei rifiuti attraverso un importante piano di finanziamento della videosorveglianza (affidata ai comuni e alla polizia locale) e l’utilizzo dell’esercito;
c) Fare in modo che non si proceda alla realizzazione di qualunque ulteriore impianto impattante su quei territori (inceneritori, etc…);
d) Intraprendere gli improrogabili interventi di messa in sicurezza delle aree che possono essere recuperate e alla conseguente bonifica del territorio campano.
Il MoVimento 5 Stelle non si fermerà ai pareri contrari del Governo a proposte costruttive per il territorio ed a salvaguardia della salute umana ma continuerà a battersi, con Atti parlamentari ed ogni pacifica iniziativa, affinché vengano approvate anche le richieste respinte.
Il testo della mozione 1-00150 sulla “Terra dei Fuochi” è stato pubblicato lunedì 22 luglio 2013 nella seduta n. 57, poi, confrontandoci internamente tra noi parlamentari campani del M5S abbiamo ritenuto di apportare nuove integrazioni. Pertanto lunedì 4 novembre 2013 c’è stata una nuova formulazione, che è stata quella sulla quale è avvenuta la discussione in Aula, il parere del Governo nonché le votazioni finali.
La Camera,
premesso che:
lo studio «Sentieri» (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento finanziato dal Ministero della salute e svoltosi tra il 2007 e il 2010) inseriva ben 77 comuni del litorale domizio flegreo e agro aversano (Acerra, Arienzo, Aversa, Bacoli, Brusciano, Caivano, Camposano, Cancello ed Arnone, Capodrise, Capua, Carinaro, Carinola, Casagiove, Casal di Principe, Casaluce, Casamarciano, Casapesenna, Casapulla, Caserta, Castel Volturno, Castello di Cisterna, Cellole, Cervino, Cesa, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Curti, Falciano del Massico, Francolise, Frignano, Giugliano in Campania, Grazzanise, Gricignano di Aversa, Lusciano, Macerata Campania, Maddaloni, Marcianise, Mariglianella, Marigliano, Melito di Napoli, Mondragone, Monte di Procida, Nola, Orta di Atella, Parete, Pomigliano d’Arco, Portico di Caserta, Pozzuoli, Qualiano, Quarto, Recale, Roccarainola, San Cipriano d’Aversa, San Felice a Cancello, San Marcellino, San Marco Evangelista, San Nicola la Strada, San Paolo Bel Sito, San Prisco, San Tammaro, San Vitaliano, Santa Maria a Vico, Santa Maria Capua Vetere, Santa Maria la Fossa, Sant’Arpino, Saviano, Scisciano, Sessa Aurunca, Succivo, Teverola, Trentola-Ducenta, Tufino, Villa di Briano, Villa Literno, Villaricca, Visciano) e ben 11 comuni dell’area del litorale vesuviano (Boscoreale, Boscotrecase, Castellammare di Stabia, Ercolano, Pompei, Portici, San Giorgio a Cremano, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase) tra i SIN (n. C2), ovvero siti di interesse che necessitano con urgenza di un piano di bonifica;
l’articolo 36-bis del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, ha introdotto una serie di disposizioni in materia di criteri di individuazione dei siti inquinati di interesse nazionale (SIN). Il comma 1, alla lettera a), novella il comma 2 dell’articolo 252 del codice dell’ambiente di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, con l’inserimento, dopo la lettera f), di una lettera f-bis), al fine di aggiungere, ai principi e criteri direttivi da seguire per l’individuazione dei SIN, un nuovo criterio che tiene conto dei siti interessati, attualmente o in passato, da attività di raffinerie, impianti chimici integrati, acciaierie; in osservanza del comma 2 dell’articolo 36-bis della citata legge di conversione del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, cosiddetto “Crescitalia” è stato emanato il decreto 11 gennaio 2013 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare recante “Approvazione dell’elenco dei siti che non soddisfano i requisiti di cui ai commi 2 e 2-bis dell’art. 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e che non sono più ricompresi tra i siti di bonifica di interesse nazionale” (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 60 del 12 marzo 2013), in ragione del quale per la Regione Campania sono stati esclusi i seguenti SIN: Litorale Domizio-Flegreo e Agro aversano (individuato come SIN dalla legge 9 dicembre 1998, n. 426); Pianura (dichiarato SIN con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare dell’11 aprile 2008); Bacino Idrografico del fiume Sarno (dichiarato SIN con legge 23 dicembre 2005, n. 266) e Aree del litorale Vesuviano (individuato SIN con legge 31 luglio 2002, n. 179);
gran parte di questi siti ricadono nella cosiddetta «Terra dei Fuochi», dove da decenni si consuma uno dei delitti ambientali più atroci: lo sversamento illegale, incessante e continuo di rifiuti industriali pericolosi e tossici che dopo aver colmato ogni buca e ogni cava presenti su questo territorio, hanno dato vita a delle piramidi di morte diffuse un po’ in tutta la Campania e poi invaso ogni angolo di campagna fino a lambire i centri abitati, laddove i consueti roghi dolosi oltre ad amplificare l’effetto inquinante cancellano le prove che potrebbero inchiodare parecchi responsabili che alimentano questo fenomeno. Fenomeno, quello dei roghi appunto, che in quelle macabre colonne nere che si stagliano nei cieli della terra dei fuochi annuncia la morte dello Stato, il trionfo dell’illegalità, una condanna per gli abitanti, per l’economia, la terra, l’acqua e l’aria;
tutto questo è la cosiddetta «Terra dei Fuochi» quell’area compresa tra il litorale domitio-flegreo, l’agro aversano-atellano, l’agro acerrano-nolano e vesuviano e la città di Napoli, dove ogni giorno, più volte il giorno, tonnellate di rifiuti industriali, urbani e speciali, sono abbandonati incontrollatamente ai margini delle strade o nelle campagne e poi dati alle fiamme. Uno smaltimento a basso costo per chi compie questi atti illeciti, che ha però un costo altissimo in termini di salute per chi lo subisce;
la combustione di materiali eterogenei e pericolosi, infatti, sprigiona una quantità enorme di fumi tossici che, oltre ad avvelenare l’aria di tutta la zona e dei territori limitrofi, ricadendo al suolo compromette irrimediabilmente le colture e gli allevamenti presenti, immettendo attraverso la catena alimentare, un’enorme quantità d’inquinanti tossici, incontrollati e incontrollabili, fortemente nocivi per la salute umana. Molti di questi prodotti alimentari, sottoposti a controlli insufficienti, sono poi commercializzati su tutto il territorio nazionale, con conseguenze nocive per la salute di chi li mangia e per le economie sane della Campania;
gli abitanti dell’intera area, una delle più densamente popolate d’Europa, in molti casi senza percepire il reale pericolo, sono costretti a vivere in un luogo altamente inquinato da sostanze molto tossiche (diossine, pcb, pcbdl, e altro) e ad altissime percentuali;
tali sostanze procurano una serie di malattie a partire dalla semplice «depressione» fino a quelle più gravi e serie, come le malattie tumorali, SLA, sclerosi, lupus, e altro. L’inquinamento ambientale, infatti, procura uno stress ossidativo cellulare e mitocondriale che a sua volta produce una serie di danni seri ed irreversibili all’organismo umano;
recenti studi statunitensi del professor Martin Pall della Washington State University, avrebbero accertato che gli agenti inquinanti innestano un circolo vizioso in cui le sostanze tossiche con le quali veniamo in contatto a livello «locale» (attraverso la cute, gli occhi, nel tratto delle alte vie respiratorie o anche di quello gastrico-intestinale), e cioè molte sostanze chimiche o anche altri fattori stressogeni di tipo «naturale» come i virus o i batteri e le muffe, attivando a più livelli i recettori NMDA (N-Metil-D-Aspartato), molecole presenti in diversi organi, portano alla trasformazione continua di NO (Ossido nitrico) in ONOO (perossinitrito). Tale trasformazione – sempre secondo il professor Pall – una volta «cronicizzatasi», genera, poi, processi di tipo infiammatorio e ossidativo e la diminuzione delle capacità «detossificante» negli organi deputati allo smaltimento delle scorie metaboliche, processi difficili da fermare e che scatenano meccanismi di sensibilizzazione locale che agiscono, di fatto, «aprendo la porta» a pesanti patologie di tipo sistemico;
in altre parole, tali reazioni – denominate ciclo NO-ONOO – rovinerebbero la membrana cellulare che da impermeabile diventa permeabile permettendo, in questo modo, di far entrare nella cellula sostanze che non dovrebbero esserci, alterando il funzionamento della cellula stessa, formando mutazioni epigenetiche e bloccando il funzionamento di alcuni geni. Tali mutazioni epigenetiche si trasformerebbero in mutazioni genetiche per le future generazioni causando nascite di bambini già ammalati o predisposti ad una serie di terribili malattie;
sono pochissime le famiglie della zona risparmiate da malattie e soprattutto le percentuali di tumori, cancri, leucemie e linfomi sono aumentate in maniera considerevole: è sufficiente controllare le percentuali di casi in tutto il territorio per rendersi conto che nella zona c’è il più alto tasso di questi tipi di malattie e una riduzione della vita media rispetto al resto dell’Italia;
alla luce di quanto esposto, è di tutta evidenza come sia urgentissimo procedere ad interventi di bonifica del territorio, che però non possono prescindere da una preventiva e immediata messa in sicurezza dello stesso, anche perché la situazione dei danni genetici, che aumenteranno di padre in figlio, causerà un «genocidio»: è stato infatti stimato che rebus sic stantibus restano circa 5 generazioni prima che il «genocidio» si compia;
peraltro, l’ultima stima sui tempi di eventuali bonifiche fatta dal Ministro della salute pro tempore Renato Balduzzi ha rilevato che, partendo subito, ci vorranno circa 50 anni per decontaminare il territorio in oggetto e che comunque il carico tossico maggiore, pur eliminando da subito tutte le cause, ci sarà nei prossimi 25-35 anni: un’intera generazione, pur non colpevole, dovrà pagare un conto salatissimo per gli errori fatti dalle istituzioni e da chi ha permesso questo orribile scempio;
a conferma di quanto esposto, si segnalano gli studi che la NATO di prassi svolge sulla condizione ambientale dei luoghi dove risiedono e lavorano i suoi dipendenti civili e militari. Da tali studi, che rappresentano uno dei pochi rapporti pubblici sulla condizione ambientale campana, emerge che molti comuni della zona sono indicati come luoghi nei quali è assolutamente sconsigliabile vivere e che il famoso «triangolo della morte» è diventato una figura geometrica molto più complessa. Questi controlli hanno riguardato l’acqua utilizzata dalle 130 famiglie prese a campione. In ben 30 casi, i risultati hanno costretto le famiglie a lasciare il proprio alloggio per gravi rischi accertati. Le zone altamente tossiche sono aumentate a dismisura negli ultimi decenni e sono molto vicine tra di loro: tutta la provincia di Napoli, la zona del vesuviano, il casertano fino al confine con il Lazio risultano essere territori fortemente contaminati da sostanze tossiche;
nelle scorse legislature, e da ultimo la XVI, è stata istituita una commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che ha consentito di accertare in modo univoco la gravità esponenziale rispetto al trascorrere del tempo, del disastro ambientale in atto in questi territori;
nella Relazione approvata in Commissione in data 5 febbraio 2013, nella parte relativa alla Regione Campania, si legge nelle Conclusioni, al punto 1.3.3 “terra dei fuochi”, che “a fronte della piena consapevolezza del problema, deve osservarsi come nessuna attività efficace sia stata messa in atto per tamponare un fenomeno di una gravità inaudita. E’ come se fosse operativo 24 ore su 24 un inceneritore a cielo aperto nel quale viene bruciato qualsiasi materiale. Le forze dell’ordine interpellate hanno evidenziato l’obiettiva difficoltà di intervento. E’ possibile tamponare infatti singoli episodi, ma non il fenomeno che continua a persistere alimentando una economia illegale dello smaltimento dei rifiuti che è inaccettabile in una regione già ampiamente provata dagli inquinamenti imponenti che si sono consumati in passato e continuano a devastare il territorio”;
in tale gravissimo contesto, con decreto del Ministro dell’interno del 26 novembre 2012 è stato nominato «Commissario ai Roghi» il viceprefetto Donato Cafagna, per supportare e coordinare le azioni intraprese nel perseguimento dell’obiettivo di contrasto a questo fenomeno delittuoso; nell’ambito delle attività condotte dai soggetti coinvolti (viceprefetto, prefetture di Napoli e Caserta, forze di polizia, regione, province, comuni, ARPAC, ASL, associazioni ambientaliste, comitati di cittadini), è stato sottoscritto un patto per la Terra dei Fuochi che prevede una serie di azioni finalizzate al contrasto del fenomeno. Tra le misure adottate, si segnalano: l’attivazione presso le prefetture di Napoli e Caserta di gruppi operativi interforze di contrasto alle condotte e alle attività illecite; la costituzione di una cabina di regia presso la prefettura di Napoli per l’attivazione degli interventi amministrativi d’integrazione e necessario corollario all’azione di contrasto delle forze dell’ordine (tale cabina di regia ha stabilito di avviare alcune pratiche per supportare i comuni, quali la predisposizione di linee guida elaborate da ARPAC per la rimozione dei rifiuti abbandonati e la prevenzione dei roghi); l’attivazione sul sito della prefettura del portale «Prometeo» per la trasparenza sull’operato e per la comunicazione e le segnalazioni da parte dei cittadini; l’avvio di corsi di formazione per comandanti e operatori di polizia municipale; l’attivazione di finanziamenti regionali per implementare videosorveglianza e telecontrollo; l’esclusione dal calcolo delle percentuali di differenziata raggiunta dai comuni dei rifiuti abbandonati raccolti; l’impegno ad attivare un comitato di coordinamento dei flussi per il trattamento e conferimento della frazione combusta, per fornire tempestivamente indicazioni ai Comuni interessati;
purtroppo le attività intraprese, da oltre un anno ormai, non rappresentano una risposta efficace e strutturale al problema. Si tratta ancora una volta di una struttura commissariale ed eccezionale, di per sé costosa, che non muta la gestione ordinaria del monitoraggio e del controllo, non ha espresso risultati significativi e non è garanzia di un cambiamento strutturale nell’approccio al problema;
è necessario che dette attività siano invece accompagnate da importanti azioni complementari, così da dimostrare la ferrea volontà di sconfiggere una volta per tutte la criminalità e l’illegalità che genera questo fenomeno;
relativamente al patto che è stato sottoscritto nel mese di maggio 2013, questo prevede l’impegno da parte dei comuni interessati al monitoraggio e alla rimozione dei rifiuti illecitamente abbandonati. È predisposto da parte dell’ARPAC un manuale di linee guida delle procedure per la rimozione ma, come noto, il problema principale, non è stabilire come fare, ma è la volontà delle istituzioni locali di provvedere agli interventi;
non essendo previsti nel patto tempi certi e sanzioni forti per i comuni e gli amministratori che non provvedano a intervenire repentinamente a seguito di segnalazioni, da parte delle forze dell’ordine o dei cittadini, nei siti di rifiuti illecitamente abbandonati, l’impegno assunto in linea teorica si traduce sostanzialmente in un nulla di fatto. Stando così le cose risultano inefficaci le azioni volte a prevenire i roghi, i traffici illeciti dei rifiuti industriali pericolosi e non e dei rifiuti urbani e speciali;
peraltro, gli interventi destinati alla prevenzione dei roghi e dei traffici illeciti di rifiuti urbani e speciali non sarà possibile fino a quando non si consentirà ai comuni l’allentamento del patto di stabilità, per il capitolo relativo alla realizzazione di tali interventi in ambito ambientale (monitoraggio, rimozione rifiuti abbandonati e loro corretto smaltimento);
come se quanto sopra esposto non dovesse bastare per mettere seriamente in pericolo la salute degli abitanti del luogo ed a generare in questi ultimi una legittima aspettativa ad ottenere dalle istituzioni una seria, ponderata e sistematica tutela della propria persona e salute, a rendere ancora più pericolosa di quello che già è l’area de quo per la salute umana, quasi a voler commettere un ultimo scempio ambientale all’interno di un territorio considerato ormai dalle istituzioni senza speranza, nel bel mezzo dell’estate è stato pubblicato un bando di gara avente ad oggetto la concessione per la realizzazione di un impianto, quasi ironicamente chiamato termovalorizzatore, per lo smaltimento delle balle stoccate nei siti della Regione Campania stimabili in più di cinque milioni e mezzo di tonnellate e da realizzarsi all’interno del comune di Giugliano in Campania, comune nella provincia di Napoli che si trova nel bel mezzo del territorio di cui la presente mozione è oggetto. Come se non bastassero le fiamme che quotidianamente sono appiccate all’interno del territorio per cancellare ogni traccia dei rifiuti illegalmente sversati, adesso le istituzioni intendono anche esse dare alle fiamme i rifiuti (che vengono però chiamate “balle”) della regione Campania, quasi a voler prendere a modello la pratica illegale denunciata e presente sul territorio. Infatti la composizione delle balle da smaltire è del tutto eterogenea, in quanto trattasi di rifiuti del tipo cosiddetto “tal quale” e rispetto ai quali mai è stata fatta alcuna caratterizzazione o analisi del contenuto;
impegna il Governo:
alla luce dell’atroce situazione delineata in premessa:
a farsi promotore di una modifica dell’articolo 36-bis del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, affinché sia ripristinata la classificazione da SIR a SIN dei siti campani declassificati in base alla citata norma;
a porre in essere tutte le forme di controllo incisivo del territorio campano atte a far cessare il criminale e illecito sversamento di rifiuti tossici in zone agricole e ad alta densità abitativa;
a bloccare, in particolare, ogni tipo di sversamento illecito o di combustione dei rifiuti attraverso un importante piano di finanziamento della videosorveglianza (affidata ai comuni e alla polizia locale) e l’utilizzo dell’esercito;
a fare in modo che non si proceda alla realizzazione di qualunque ulteriore impianto impattante su quei territori, alla luce dell’articolo 3 della legge n. 87 del 2007, seppur derogato dall’articolo 18 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, essendo venuti meno i presupposti per tale deroga;
ad intraprendere gli improrogabili interventi di messa in sicurezza delle aree che possono essere recuperate e alla conseguente bonifica del territorio campano, al fine di cercare almeno di limitare i danni di decenni di scellerate politiche di gestione ambientale del territorio, ivi compreso ogni atto e provvedimento volto a formalizzare l’inopportunità di realizzare impianti di trattamento termico dei rifiuti nei territori de quo in assenza della valutazione di soluzioni alternative e largamente più sostenibili, nonché degli interventi di riqualificazione e delle dette opere di bonifica;
ad avviare, con un adeguato coinvolgimento del Ministero della salute, una massiccia campagna di indagini epidemiologiche di approfondimento invocate da precedenti studi come il “Sebiorec” piuttosto che lo studio dell’OMS presentato dal Ministro Balduzzi lo scorso febbraio, finalizzate a fare luce sull’impatto delle contaminazioni sulla salute delle popolazioni residenti, anche dando ampia pubblicità ai risultati al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla nocività di certi comportamenti criminali, non essendo concepibile che gli unici dati a disposizione siano quelli forniti dalla NATO;
a sollecitare, pertanto, affinché la Regione Campania, venute meno le cause ostative che hanno portato alla bocciatura da parte della consulta della legge regionale n. 19 del 2012, a dotarsi del cosiddetto Registro tumori regionale quale strumento imprescindibile per definire in maniera chiara e ufficiale il grave stato di salute del territorio;
ad istituire un tavolo tecnico permanente, che funga da cabina di regia, presso il Ministero dell’ambiente e per la tutela del territorio e del mare nel quale siano coinvolte le associazioni e i comitati di cittadini da anni impegnati nelle lotte a difesa del territorio, personalità del mondo scientifico competenti in materia e rappresentanti di regione ed enti locali, al fine di monitorare la ingravescente situazione sopra illustrata e valutare le soluzioni più adatte alla risoluzione dei disastrosi problemi, in particolare, tale tavolo tecnico permanente dovrebbe essere finalizzato:
a) a svolgere attività di impulso, promozione e definizione di strumenti volti alla bonifica e al risanamento dei territori contaminati, nonché al monitoraggio e al controllo sull’esecuzione di tali strumenti;
b) a rappresentare una sede di confronto istituzionale tra il Ministero, gli enti territoriali e le associazioni portatrici degli interessi diffusi delle popolazioni coinvolte, con particolare riferimento al punto di vista della comunità scientifica, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati all’impatto sulla salute;
c) a promuovere le suddette indagini epidemiologiche volte a fare luce sull’impatto delle contaminazioni sulla salute delle popolazioni residenti;
ad assumere iniziative normative per consentire ai comuni interessati l’allentamento del patto di stabilità, indispensabile con riferimento esclusivamente ai capitoli relativo alla realizzazione di tali interventi in ambito ambientale (monitoraggio, rimozione rifiuti abbandonati e loro corretto smaltimento).
(1-00150)
«Luigi Di Maio,
Nuti, Agostinelli, Artini, Alberti, Baldassarre, Barbanti, Baroni, Basilio, Battelli, Bechis,
Benedetti, Paolo Bernini, Massimiliano Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Brugnerotto, Businarolo, Busto, Cancelleri, Cariello, Carinelli,
Caso, Castelli, Catalano, Cecconi, Chimienti, Ciprini, Colletti, Colonnese,Cominardi,
Corda, Cozzolino, Crippa, Currò, Da Villa, Dadone, Daga, Dall’Osso, D’Ambrosio,
De Lorenzis, De Rosa, Del Grosso, Della Valle,
Dell’Orco, Di Battista, Di Benedetto, Manlio Di Stefano, DiVita, Dieni, D’Incà,
D’Uva, Fantinati, Ferraresi, Fico,
Fraccaro, Frusone, Gagnarli, Gallinella,
Luigi Gallo, Silvia Giordano, Grande,Grillo, Cristian Iannuzzi, L’Abbate, Liuzzi, Lombardi, Lorefice, Lupo, Mannino, Mantero, Marzana, Micillo,
Mucci, Nesci, Parentela, Pesco, Petraroli, Pinna, Pisano, Prodani, Rizzetto, Rizzo,
Paolo Nicolò Romano, Rostellato, Ruocco, Sarti, Scagliusi, Segoni, Sibilia, Sorial,
Spadoni, Spessotto,Tacconi, Terzoni, Tofalo, Toninelli, Tripiedi, Turco,
Vacca, Simone Valente, Vallascas, Vignaroli, Villarosa, Zolezzi».