La questione degli spandimenti in agricoltura di fanghi di depurazione riveste carattere di urgenza e criticità e rappresenta una priorità dell’agenda del Governo.
Proprio al fine di risolvere le problematiche relative al turismo dei rifiuti, alla conservazione dei nutrienti e del carbonio organico nel suolo, alla tutela della salute umana e dell’ambiente, i criteri di delega per il recepimento della normativa comunitaria in tema di rifiuti sono stati estesi anche alla materia dei fanghi e dei fertilizzanti. In forza di tale delega, si procederà, quindi, in fase di recepimento del cosiddetto “pacchetto rifiuti”, per intervenire in maniera estensiva ed organica sia sugli allegati del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99, sia sull’articolato del decreto stesso, nonché, più in generale sulla normativa dei fertilizzanti.
Con tale intervento normativo sarà, inoltre, possibile prevedere che le Regioni integrino i loro piani di gestione dei rifiuti con un capitolo specifico relativo alla gestione dei fanghi di depurazione, evidenziando le quantità prodotte, la destinazione prevista e l’eventuale impiantistica necessaria al trattamento degli stessi. Si ritiene infatti fondamentale l’applicazione del principio di prossimità anche a questo flusso di rifiuti.
A tal proposito, il Ministero ha già avviato i lavori per rivedere l’intera normativa di settore.
Per quanto attiene più nello specifico il territorio della Regione Lombardia, lo spandimento dei fanghi in agricoltura è regolato, oltre che dalla normativa nazionale, da apposita disciplina regionale che stabilisce ulteriori limiti e condizioni di utilizzazione per i diversi tipi di fanghi in relazione alle caratteristiche dei suoli, ai tipi di colture praticate, alla composizione dei fanghi, alle modalità di trattamento. A tal proposito, la Regione Lombardia ha approvato le linee guida per il trattamento dei fanghi provenienti dalla depurazione delle acque reflue di impianti civili ed industriali e per il loro utilizzo in agricoltura ed ha previsto, più di recente, prescrizioni integrative tipo per le autorizzazioni all’utilizzo dei predetti fanghi.
Per quanto riguarda la questione della desertificazione dei suoli, il Ministero sta lavorando per favorire l’apporto di sostanza organica attraverso meccanismi di incentivazione dell’utilizzo del compost ed il riconoscimento del ruolo utile dello stesso in termini di incremento della sostanza organica e di stoccaggio al suolo del carbonio con conseguente riduzione delle emissioni serra.
Sempre con riferimento alla desertificazione, l’ISPRA ha promosso il progetto SIAS per costruire un database dei dati sul carbonio nel suolo attraverso l’omogeneizzazione delle informazioni regionali. Nell’ambito delle attività per la realizzazione della “Carta mondiale del carbonio organico del suolo” realizzata dal GLOBAL SOIL PARTNERSHIP, l’Italia ha elaborato la mappatura del carbonio organico nel suolo a livello nazionale.
Inoltre, il nostro Paese, unico tra i paesi europei, dal 2015 ha aderito ad un progetto-pilota della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione, volto a definire valori-obiettivo nazionali di neutralità in termini di degrado del suolo. La fase sperimentale prevede l’analisi di tre indicatori, tra cui il carbonio organico nel suolo, su cui poi definire i traguardi da raggiungere entro il 2030, in linea con l’Agenda 2030 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Questo proposito è stato inserito anche nella Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile.