Con riferimento alle questioni poste sulla base degli elementi acquisiti, occorre premettere innanzitutto che la normativa vigente riguardante lo spandimento dei fanghi di depurazione delle acque è il decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99.
Tale norma stabilisce le caratteristiche, le modalità e le condizioni in base alle quali i fanghi possono essere utilizzati in agricoltura, definendo tra l’altro i parametri da analizzare e le relative concentrazioni limite.
Si tenga presente inoltre che allo stato attuale la procedura normativa stabilisce che le regioni, nell’ambito del rilascio delle autorizzazioni, possono prevedere autonomamente ulteriori limiti e condizioni per l’utilizzazione dei fanghi in agricoltura, ma solo al fine di dettare norme più stringenti volte ad assicurare livelli di tutela più elevati.
Per quanto concerne l’attuale situazione epidemiologica, il Ministero della salute ha evidenziato di aver immediatamente richiamato l’attenzione sull’osservanza di quanto stabilito dal Piano nazionale integrato di sorveglianza e risposta, che regola la sorveglianza epidemiologica dei casi umani del West Nile in Italia. Il Ministero della salute ha ricordato inoltre di aver aggiornato nel 2015 le linee-guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi, alla luce delle nuove conoscenze scientifiche, con l’ausilio tecnico-scientifico dell’Istituto superiore di sanità e di figure istituzionali esperte del settore.
Per quanto riguarda più specificamente i casi di polmonite tra le province di Mantova e Brescia, sempre secondo quanto riferito dal Ministero della salute, è in corso l’inchiesta epidemiologica e microbiologica di tutti i casi al fine di trovare un’esposizione comune, e sono in corso anche azioni specifiche per identificare la fonte e i metodi di trasmissione del batterio. Al momento prosegue la ricerca clinica sui singoli casi per confermare l’agente eziologico delle polmoniti nei pazienti ricoverati.
La rete di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni coinvolti è stata controllata, ed è stata esclusa la possibilità di collegamenti tra i comuni; sono comunque stati effettuati campionamenti alle reti idriche in più di 50 punti campionati presso le abitazioni di soggetti con diagnosi di legionellosi.
Sono stati effettuati inoltre campionamenti per la ricerca del batterio legionella anche sulle torri di raffreddamento degli insediamenti industriali della zona: gli esiti, positivi in nove casi su dieci, in tutte e tre le aziende coinvolte, hanno portato ATS, Agenzia di tutela della salute, in base al principio di precauzione a richiedere ai sindaci dei tre comuni interessati l’emissione di un’ordinanza contingibile ed urgente a carico delle ditte per un intervento di sanificazione degli impianti. La regione Lombardia ha segnalato altresì che da 10 anni investe sull’attività di prevenzione del West Nile, integrando la disposizione ministeriale con specifici piani regionali di sorveglianza.
Per quanto concerne, più in particolare, l’incremento del numero dei casi registrati nel territorio regionale negli ultimi mesi, la regione ha evidenziato di aver posto in essere da subito azioni volte ad identificare i casi di legionellosi, ad identificare la fonte e le modalità trasmissione del batterio, alla comunicazione alla popolazione, al coordinamento delle indagini, in costante raccordo con il Ministero dalla Salute e l’Istituto superiore di sanità.
In ordine al tema delle pressioni ambientali, con particolare riferimento all’ambito degli impianti di gestione dei rifiuti, sempre secondo quanto riferito dalla regione Lombardia, sin dal 2014, con l’approvazione del programma regionale di gestione rifiuti, la stessa ha istituito e regolamentato il cosiddetto fattore di pressione per le discariche, criterio localizzativo finalizzato a impedire in maniera specifica su tutto il territorio regionale la realizzazione di impianti di rifiuti nelle aree in cui questi risultano già presenti con elevata concentrazione, determinando un rilevante impatto negativo sull’ambiente circostante.
Tale criterio è stato ulteriormente modificato nel 2017 in senso più restrittivo. Sulla base di quanto previsto dalla legislazione regionale, inoltre, e a tutela della specificità territoriale, singole province possono ulteriormente prevedere, nel rispetto del programma regionale dei rifiuti e in base alla previsione di specifici strumenti di pianificazione territoriale, le aree idonee e quelle non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti urbani e speciali.
Ciò premesso il Ministero dell’ambiente, per quanto di competenza, di concerto con il Ministero della Salute e gli altri enti preposti in materia sanitaria, avrà cura di approfondire, mediante idonei strumenti, se esistano correlazioni tra le patologie sopra riscontrate e specifici inquinanti ambientali, adottando le conseguenti misure di prevenzione.
Alla luce delle informazioni esposte, si ritiene opportuno evidenziare, infine, che il richiamato decreto legislativo n. 99 del 1992, di recepimento alla direttiva n. 86/278/CEE, appare non più adeguato alle più recenti acquisizioni tecnico-scientifiche soprattutto per quanto attiene alle valutazioni degli effetti a lungo termine dell’utilizzo dei fanghi sul suolo.
Per questa ragione, a livello nazionale, si è ritenuto necessario provvedere ad un aggiornamento degli allegati al suddetto decreto per adeguarli al progresso delle conoscenze scientifiche in materia, soprattutto per quanto riguarda i limiti di concentrazione stabiliti per determinati inquinanti organici, quali idrocarburi policiclici aromatici, PCB, diossine e furani e anche per alcuni parametri microbiologici, segnatamente salmonelle e colifagi somatici.
A tal fine, il Ministero dell’Ambiente ha intrapreso da tempo i lavori di aggiornamento, mediante norma regolamentare, degli allegati al suddetto decreto legislativo fin dal dicembre 2016, unitamente agli studi scientifici di rilevanza nazionale, ISPRA e Istituto superiore di sanità, al Ministero dello Sviluppo economico, al Ministero delle Politiche agricole e al Ministero dalla Salute.
Nell’aprile del 2018 l’ultima proposta di regolamento è stata inviata al Consiglio di Stato che, in sede consultiva, ha manifestato l’opportunità di acquisire l’avviso della Conferenza Stato-regioni, la quale, nella ultima riunione del 23 luglio scorso, ha espresso il parere di competenza, alla presenza di ISPRA e dell’Istituto superiore di sanità.
Il Ministero assicura che il procedimento, già in corso, sarà seguito con la massima attenzione affinché siano, in ogni caso, garantiti elevati livelli di tutela ambientale.
Lascio il link dell’evento sulla Web Tv della Camera dei Deputati